Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
d e g l i E d i t o r i V i e n n e s i . | xxxv |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:45|3|0]]degna dell’uom savio, se non in quanto dirigesi in modo che serva a rischiarare la storia dell’umanità, o a raffinare il gusto degli uomini[1].
Sotto quello punto di vista considerò Winkelmann il suo soggetto, e trattollo secondo quelli principj. Quando pertanto il suo entusiasmo lo sollevava sopra se stesso all’aspetto de’ gran monumenti dell’arte; quando la dilicata sua sensibilità discerneva ogni più minuta bellezza, quando l’occhio usato alle ricerche scopriva que’ tratti sublimi dell’arte, che scoperti mai non avrebbe né un freddo osservatore, né un conoscitore alla moda; allora la sua avidità di sapere facea tali domande: quella grand’arte come nacque ella? come sollevossi a tanta perfezione? come decadde? Cercando Winkelmann la soluzione a tali quistioni dovea pur vedere come lo studio e l’esame del bello formi il gusto, dirozzi i costumi, e li raffini; onde le sue ricerche grandissima relazione aver doveano colla storia dell’umanità, che non sarà mai compiuta, ove in essa pur non s’esamini l’origine e ’1 progresso delle arti del disegno. Così Winkelmann divenne per l’arte ciò che è stato il Montesquieu per le leggi, e Brucker per la filofofia [2].
e ij | La |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:45|3|0]]
- ↑ Sulzer, amico del nostro Autore, di cui si parla poco appresso, nella aua Theorie univers. des beaux Arts, en forme de Dictionnaire si è impegnato diffusamente a far vedere, che lo scopo delle belle arti, e in confeguenza anche l’Antiquaria, come qui si prende, non dev’essere il solo piacere di chi vi attende, e le professa, ma il ben pubblico principalmente. Due estratti di quest'opera ai nostro proposto si possono vedere nel Journal litteraire dedié au Roi, volume I. pag. 88., vol. I. pag. 136. a Berlin 1773.
- ↑ Le indigeste compilazioni di questi due scrittori dirette da spirito di libertinaggio, e di fanatismo non hanno mai potuto presso gli uomini saggi meritare a buon diritto la soverchia stima, che per una specie di moda fu loro già tributata da molti per lo passato. E come meritarla riguardo al primo, senza manifesta contradizione, in un tempo, nel quale, siccome abbiamo osservato nella prefazione al Tomo 1. parte 2. dello Studio Analitico della Religione del dotto Filosofo P. Falletti Canonico Regolare Lateranense, le cose alla filosofia, al naturale, civile, e politico diritto appartenenti voglionsi esaminate colla più pura, e profonda analisi razionale, e non più colle opinioni, e stravaganze dello Stoico, dell’Epicureo, del Celta, dell’Arabo, del Persiano, del Greco, dell'Americano barbaro errante, e che so io, comunque di esse ce se ne voglia formare un sistema, e darcene lo spirito? Noi non possiamo estenderci d’avvantaggio fu questo punto, e forse avremo campo di farlo più opportunamente nelle note agli altri volumi del lodato P. Falletti. Potrà vedersi intanto, da chi ne abbia piacere, ciò che tra gli altri hanno scritto con molto criterio, e lode contro Montesquieu il signor Abate Gauchat in