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n e l l e   v a r i e   f i g u r e , e c. 351

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:461|3|0]]questo nome chiamavasi anche una data misura de’ fluidi[1], era di molt’uso agli statuarj per fissare le proporzioni del corpo, e con ragione; poiché il piede ha una misura più determinata che non ha la testa o ’l volto, di cui si valgono generalmente i moderni. Gli antichi artisti dalla lunghezza del piede determinavano la grandezza delle loro statue, e davan loro, secondo il testimonio di Vitruvio[2], sei lunghezze di piede. Su quello principio Pittagora determinò la grandezza d’Ercole dalla misura de’ piedi coi quali avea misurato lo stadio olimpico in Elide[3]. Non deesi pertanto credere al Lomazzi ove dice che il piè d’Ercole era un settimo della sua lunghezza[4], e francamente determina, quali stato ne fosse testimonio di vista, le proporzioni tenute dagli antichi nel rappresentare le altre divinità, cioè di dieci volti per Venere, di nove per Giunone, di otto per Nettuno, e di sette per Ercole[5]. Tutto ciò con tal confidenza è scritto, che ad un leggitore di buona fede può imporre; ma a ben esaminarlo altro non comparisce che una bella invenzione.

§. 8. Tale proporzione di sei ad uno tra ’l piede e ’l corpo, che parve strana e incomprensibile all’Huezio[6], e fu pienamente rigettata da Perrault[7], fondasi sulla sperienza naturale, eziandio nelle figure svelte: si ravvisa esatta non solamente nelle statue egiziane, ma ben anche sulle greche; e troverebbesi nella maggior parte delle antiche sigure, se loro si fossero conservati i piedi. Può aversi di ciò un argomento su alcune figure di deità più lunghe in alcune loro parti che esser non sogliono naturalmente. Così l’Apollo,


che

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  1. Plin. lib. 18. cap. 31. sect. 74.
  2. lib. 3. cap. 1.
  3. Aul. Gel. Noct. Att. lib. 1. cap. 1.
  4. Tratt. della Pitt. lib. 1. cap. 10.
  5. Idem ibid. lib. 6. cap. 3.
  6. In Huetiana. [ Non ho potuto trovare in che capo l’Huezio dica tal cosa; solamente ho veduto nel capo 125. che riporta l’osservazione di Pittagora, di cui ha parlato qui Winkelmann.
  7. ad Vitruv. lib. 3. cap. 1. pag. 57. not. 3.
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