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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:470|3|0]]στολὴ τῆς κόμης ove nella vita di Pompeo dice che questi portava i capelli a somiglianza d’Alessandro: su del che io dirò le mie osservazioni nella seconda parte di questa Storia[1].
[Spiegazione d'una gemma.] §. 7. L’osservazione, che abbiamo fatta di sopra intorno ai capelli della fronte d’Ercole, può eziandio darci de’ lumi per conoscere una testa giovanile cogli omeri, incisa in una gemma del real museo di Francia[2]. Questa testa indica una figura coperta d’un fottile e trasparente velo, il quale dalle spalle le vien tirato fin sopra il capo, e sopra la corona d’alloro che lo circonda: al tempo stesso le ricopre la parte inferiore del volto fino alla punta del naso, in maniera però che anche sotto il velo ne son chiari e riconoscibili i tratti.
§. 8. Fu scritta su questa gemma una Dissertazione[3], in cui si è preteso che ivi effigiato fosse Tolomeo re d’Egitto, e padre della famosa Cleopatra, soprannominato Aulete, cioè suonator di tibie, poiché amava di suonare tale stromento[4]; e che il velo, onde ha coperta la parte inferiore del volto (non facendosi alcun carico l’autore di quello che la testa e le spalle gli copre), sia la fascia detta φορβειά o φορβεῖον, che legarsi soleano sulla bocca i tibicini, per la cui apertura introducevano lo stromento fino alle labbra. Quest’asserzione potrebbe avere qualche verosomiglianza, se della mentovata fascia non si avesse nessun’idea; ma noi la vediamo, fra gli altri monumenti, in un’ara triangolare del Campidoglio, legata sulla bocca d’un Fauno che fuona due tibie; ed efìendo la figura di quefto Fauno stampata su varj libri[5], non doveva essere ignota all’autore della Dissertazione. Veggiam pure la bocca così bendata ad un suonatore
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- ↑ lib. XI. capo I. §. 19.
- ↑ Mariette Pierr. grav. Tom.I. p. 379.
- ↑ Baudelot Dairval Diss. sur une pierre du Cab. de Madame. Paris 1698.
- ↑ Strab. lib. 17. pag. 981. princ.
- ↑ Mercurial. de Gymnast. [ Questo scrittore porta solamente, nel lib. 2. c. 6. p. 67., e ristampato nel supplemento alle Antichità Romane di Poleno Tom. iiI. pag. 555., due figure una accanto all’altra, che suonano una tibia per ciascuna, senza il capestro alla bocca. Winkelmann voleva forse citare Bartolini de Tibiis veter., che la riporta nella Tavola 2. pag. 201.