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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:480|3|0]]bellezza, poichè nessuno l’ignora, come pure ognuno sa che il labbro di lotto suol essere alquanto più tumidetto del superiore, onde fra esso e ’l mento formisi quella dolce cavità, che ajuta a dare a questo una più compiuta ritondezza. Ad una delle due belle statue di Pallade della villa Albani sporge un tantino in fuori il labbro inferiore, e serve a darle un’aria seria e grave. Sogliono le figure del più antico stile aver le labbra chiuse; ma non chiuse del tutto soglion essere sulle figure degli dei e delle dee, fra le quali principalmente Venere suol tenere alquanto aperte le labbra, come per indicare un languido desiderio ed amore[1]. Properzio esprime colla voce hiare la bocca aperta d’una statua d’Apollo esistente a’ suoi dì nel di lui tempio sul Palatino[2]. Ciò pure osservasi sulle figure eroiche[3]; ma nelle teste, che son ritratti di determinate persone, sogliono le labbra esser chiuse[4], e tali sono senza eccezione in tutte le teste di Cesare. In alcune teste di antichissimo stile l’orlo de’ labbri è indicato da una linea incavata, e in altre è rialzato appena e come increspato; il che probabilmente è stato fatto affine di rendere il labbro sensibile nelle figure che doveano vedersi ad una certa distanza. Alcune poche figure ridenti, come qualche
Sati- |
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- ↑ Così fu fatta da Prassitele la citata sua Venere di Gnido, Luciano Amor. §. 13. T. iI. pag. 411.
- ↑
Hic equidem Phoebo visus mihi pulchrior ipso
Marmoreum tacita Carmen hiare lyra.- Lib. 2. eleg. 31. v. 5.
- ↑ Talora gli artisti hanno fatte le labbra semiaperte per esprimere il dolore, o l’orrore della morte presente, come si vede in molte antiche figure. [ Qui gli Editori Milanesi hanno preso occasione di parlare di una statua in marmo bianco rappresentante Andromeda legata ad uno scoglio, colle labbra semiaperte, dell’altezza di tre piedi. Essa è di un non ordinario lavoro; ma da quello, dalla sua integrità, e dalla qualità del marmo, in cui è scolpita, e da altre cose è stata riconosciuta per opera moderna da tanti uomini intendenti, e principalmente dai periti, che ne fecero la stima dopo la morte del signor conte di Firmian, che la possedeva in Milano, da dove in seguito è passata in Genova. Non potendo noi valutare più di quelle ragioni l’autorità del signor Wolkmann, che nel suo Ragguaglio storico-critico d’Italia Par. I. pag. 361. dando al lavoro di questa statua le più grandi lodi, la dice di greco scarpello; abbiamo omessa la figura, che i detti Editori ne davano qui appresso in fronte del libro VI.: surrogandole più adattatamente alla materia degli abiti la figura d’un basso-rilievo, in cui si rappresenta l’educazione de’ figliuoli, riportato, e spiegato da Winkelmann nei Monum. ant. ined. n. 184.
- ↑ Sono alquanto aperte in alcune teste di stile antichissimo rappresentanti personaggi illustri della Grecia, possedute dal signor cavaliere de Azzara.