< Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

n e l l e   v a r i e   f i g u r e , e c. 385

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:495|3|0]]tista abbia in ciò avuto di mira qualche simbolica significazione, anziché la beltà del seno[1]. Tra le figure ideali le sole Amazzoni hanno ampie e piene mammelle, e n’è per sin visibile il capezzolo, poiché non come vergini esse sono rappresentate, ma come donne.

§. 8. Il capezzolo diffatti non è mai visibile sulle mammelle delle vergini, né delle dee, almeno in marmo: nelle pitture stesse non se gli dovrebbe dare nessun risalto, tale appunto essendo naturalmente la forma delle mammelle nelle intatte fanciulle. Se per tanto i capezzoli veggonsi pienamente espressi nella pretesa Venere di grandezza naturale fu un’antica pittura del palazzo Barberini[2], io mi credo autorizzato a conchiudere che né Venere né altra dea siasi colà voluta rappresentare. Quindi fon da riprendersi alcuni de’ più celebri moderni artisti, e fra gli altri il Domenichino che, in una pittura a fresco sulla volta d’una camera del palazzo Costaguti a Roma, ha rappresentata la Verità con tali poppe, che più ampie e più rilevate non le ha una donna dopo d’aver allattati molti parti. Niuno ha meglio espressa che Andrea del Sarto la forma d’un bel seno virginale, e principalmente in una mezza figura nel museo dello scultore Cavaceppi, la quale ha de’ fiori intorno al capo, ed altri ne tiene in mano.

[ventre.]

§. 9. Il ventre nelle figure virili è simile a quello d’un uomo sano dopo un dolce sonno e una buona digestione, cioè senza pienezza, e quale i naturalisti lo considerano

Tom. I. C c c co-

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:495|3|0]]


  1. Così è diffatti. Ce lo attesta anche san Girolamo Comm. in Epist. ad Ephes. præfat. oper. Tom. VII. col. 539. segg. dicendo che vi rappresentavano l’immagine mistica della natura, madre, e nutrice di tutti i viventi. Se ne vede, sia le tante copie sparse in diversi Musei, e nella villa Albani, anche una molto bella nel Museo Pio-Clementino, che può osservarsi riportata nel Tom. I. di esso, Tavola 32.; ove il sig. abate Visconti fa non poche dotte osservazioni anche su tanti altri di lei simboli.
  2. È stata restaurata la massima parte, e si dice volgarmente da Carlo Maratta, come riferifce anche Du Bos Reflex. sur la poes. & sur la peint. prém. part. sect. 38. pag. 377.; ma potrebbe piuttosto credersene restauratore Pietro da Cortona.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.