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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:50|3|0]]al celebre museo Arundeliano. Così un cammeo colla testa d’Antonino Pio, che stava nel museo Farnese a Napoli, passò nelle mani del conte Tompson[1] genero del celebre Boehraave, e quindi nel museo dello Statolder delle Provincie Unite. Se quelli cangiamenti succedono ne’ pezzi de' gran musei, che non arriverà egli nelle piccole collezioni particolari?[2]

Secondo il nostro primo piano doveva a quest’Opera precedere la vita dell’Autore, ma avendo inteso che di ciò erasi incaricato il sig. bibliotecario Franke di Dresda, amico di Winkelmann e socio nella biblioteca di Bunau, il quale scriverla altronde potea meglio d’ogni altro, noi, quella attendendo, ci contenteremo di qui accennarne i tratti principali che a nostra notizia sono pervenuti[3].

Winkelmann, che doveva un giorno essere nel Vaticano e in Campidoglio l’onor della Germania, nacque d’un misero calzolajo a Stendal nella vecchia Marca Brandeburghese l’anno 1717.[4], o come altri vogliono 1718. Fu chiamato Giovan Gioachimo; ma o che il secondo nome mal gli suonasse alle orecchie, o che gli paresse superfluo, in seguito non ritenne che il primo.

Pretendesi che Winkelmann mostrasse sin dalla sua fan-


ciul-

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  1. Forse Thoms, come leggesi nel §. pen. c. 1. lib. XII. Tomo iI., trovandosi così scritto tal nome anche nella prima edizione, [ e nell’altra di lui opera intitolata Descript. des pierres &c. clas. pr. sect. 2. n. 47. pag. 1 . Essendomi informato io ho inteso che veramente si chiami Tompson. Questo cognome è noto alla Repubblica letteraria per li molti buoni scrittori, che lo portano.
  2. Alcuni di questi cangiamenti di luogo sono stati da noi indicati.
  3. Il signor Franke morto li 19. giugno 1775. non ha potuto mantener la parola. Una lunga vita, o piuttosto una lunga ferie di documenti per comporla, è stata premessa da Huber alla sua traduzione. Noi ne parliamo nella nostra prefazione; e qui ci conviene asserire, che in questo compendio, che ne danno gli Editori viennesi, e nell’annesso elogio del signor Heyne, c’è tutto il più sostanziale, e interessante; tranne alcune cose, che noi anderemo accennando. Le poche notizie intorno allo stesso soggetto inferite nell’Antologia Romana all’anno 1779. num. iI., non sono da valutarsi quasi niente, come piene di falsità, e di anacronismi.
  4. Alli 9. di dicembre. Cosi scrive Huber sul principio della vita pag. XXXVII., e lo dice figlio unico. Di fatti in Roma diceva di non aver più alcun parente. Dalla fede del battesimo, che si conserva fra i di lui manoscritti, costa che fosse battezzato nella chiesa di s. Pietro di Stendal alli 12. del detto mese dello stesso anno.
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