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D e l P a n n e g g i a m e n t o. | 399 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:509|3|0]]d’Annibale aveano vesti di lino colorite a porpora[1]: presso i Romani medesimi non erano le tele di lino sì rare, com’altri vuole farci credere, fondandosi in un mal inteso passo di Plinio, ove osserva, sul testimonio di Varrone, che le donne della casa Seranica a Roma non erano di lino vestite[2]. Se però taluno amasse piuttosto di prendere per un panno sottile di lana, quello che su gli antichi monumenti sembra tela, ciò è indifferente per la storia dell’arte.
[...di bambagia...] §. 3. I panni più sottili erano principalmente di bambagia, e lavoravansi nell’isola di Coo[3]: di questi soleano vestirsi le donne sì presso i Greci, che presso i Romani; ma l’uomo che portati gli avesse, teneasi qual molle ed effeminato[4]. Tali panni di bambagia erano talora rigati[5], come quei di Cherea travestito da Eunuco nel Terenzio del Vaticano, e talora fiorati: ἱμάτιον ποικίλον πᾶσιν ἄνθεσι πεποικιλμένον [6]. Furono pur tessuti talvolta per le donne dei panni fini di pinna marina, specie di lanugine, che nasce su certe conchiglie[7], e di cui oggidì, principalmente a Taranto e sulle coste della Dalmazia, fannosi de’ guanti e delle calze per l’inverno. Aveano gli antichi de’ panni sì sottili, che chiamavansi nebbie[8]; ed Euripide, parlando del manto che ad Ifigenia velava anche il volto, dice essere stato sì fino, che poteva essa ciò non ostante tutto vedere.
§.4. Gre- |
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- ↑ Polyb. lib. 3. pag. 264. A., Liv. l. 22. cap. 26. num. 46. [ Dicono preteste, ossia vesti con delle striscie di porpora riportate.
- ↑ Plin. lib. 19. cap. 1. sect. 2. §. 1.
- ↑ Salmas. Plin. Exerc. in Sol. cap. 7. pag. 101. & 102.
- ↑ Plin. lib. 11. cap. 23. sect. 27.
- ↑ Ruben. De re vest. lib. 1. cap. 2.
- ↑ Plat. De Republ. lib. 8. pag. 557. C. op. Tom. iI [ Pallium omnibus colorum generibus variegatum, acque distinctum. I fiori s’intessevano nel panno, come si usa oggidì, Aristeneto Epist. lib. 1. epist. 27. pag. 177. Questo scrittore epist. 11. pag. 77. parla dell’abito d’un giovane con fiori intrecciati insieme, e concatenati uno coll’altro.
- ↑ Salm. not. in Tertull. de pall. p. 172. & 175. [ Questa lanugine scura è come una lunga barba, che mettono fuori le pinne marine dalla bocca, a guisa dei ragni, attaccandola all’orlo delle loro chioccie per tenersi ferme con essa alli scogli, o al fondo del mare. Vedasi l’Enciclopedia, art. Pinne - marine. Tournefort crede che ella sia il bisso adoprato da Davide e da Salomone; ma senza fondamento, come osserva Mignot Vingt-un. Mém. sur les Phénic. Acad. des Inscript. Tom. XL. Mém. pag. 160.
- ↑ Turneb. Advers. lib. 1. cap. 15.