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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:510|3|0]] [...di seta...] §. 4. Credesi di distinguere le vesti di seta sulle antiche pitture al diverso colore, che si vede sullo stesso panno, e che noi diciamo color cangiante. Ciò scorgesi chiaramente sulle così dette Nozze Aldobrandine, e sulle copie, esistenti nella biblioteca Vaticana e nel museo Albani, di altre pitture scoperte in Roma e poi perdutesi. Tale specie di colore meglio ancorai più frequentemente si vede sulle pitture d’Ercolano, come appare dall’indice di esse e dalla descrizione che ne abbiamo[1]. Quello color cangiante deriva dalla superficie liscia della seta e dal vivo riflesso de’ raggi che ne risulta, e che non si ha nè sulla lana nè sulla bambagia a cagion de’ grossi fili e della superficie aspra[2]. Ciò indicar volle Filostrato, quando parlando del manto d’Anfione, dice che non era d’un color solo, ma differenti colori prendeva secondo i diversi punti di villa[3]. Non ci consta dagli scrittori che le greche donne ne’ migliori tempi vestisser di drappi serici, sebbene verosimilmente noti fossero ai loro artisti, e questi ne vestissero i loro modelli. In Roma ignorossi l’uso della seta fin sotto gl’imperatori; ma quando crebbe il lusso, fecersi venire i panni di seta dalle Indie, e gli uomini stessi se ne vestiano; onde Tiberio ebbe a promulgar su ciò una legge suntuaria[4].

§. 5. Si vede su i panneggiamenti di molte antiche pitture un color cangiante di rosso e violato o azzurro, ovvero di rosso nel basso e verde in alto, o di violato nel basso e in alto giallo. Questo è fenomeno proprio de’ panni di seta, ove dei due colori uno ha servito per ordire, e l’altro per


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  1. Bayardi Catal. d’Ercol. pag. 47. n. 244. pag. 117. n. 593., Pitt. d’Ercol. Tom. iI. Tav. 5. pag. 27. ec.
  2. Lo nega il signor Lens Le Costume, ou essai sur les habillem. ec. liv. 2. ch. 1. p. 55., poiché è certo che il pelo di capra, la bambagia, e il lino fino avendo un poco di lucido, producono eziandio il color cangiante, benchè non tanto vivo e forte quanto la seta.
  3. Icon. lib. 1. num. 11. Tom. iI. pag. 779. [ Chlamys præterea, quam gestat, ipsa quoque a Mercurio est, neque enim uno constat colore, sed mutat eum, acque iridis ad instar est diversicolor.
  4. Tacit. Ann. lib. 2. cap. 33.
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