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412 | D e l P a n n e g g i a m e n t o. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:522|3|0]]§. 19. Le Amazzoni fra le donne erano le sole che portassero la fascia non sotto le mammelle, ma bensì intorno alle reni, come gli uomini: e ciò non tanto per tener sollevata la veste, quanto per indicare la lor indole guerriera; onde tal fascia in loro potea propriamente chiamarsi cingolo, giacchè cingersi presso Omero ed altri è lo stesso che apparecchiarsi ossia accingerli alla pugna. L’Amazzone minore della grandezza naturale, che ferita cade da cavallo nel palazzo Farnese, è la sola, ch’io sappia, cinta vicino al petto.
§. 20, Ciò serve a rischiarare Filostrato, ove narra che nel quadro di Como quelli era circondato da donne e da uomini; e i secondi scarpe di donne aveano, ed erano succinti contro il costume: καί ζώννυνται παρὰ τὸ οἰκεῖον[1], cioè alla maniera delle femmine sotto il petto. Soleano portare scarpe da donna anche i tibicini sulla scena, e Battalo d’Efeso fu il primo che così calzato vi comparve[2].
[... Cinto di Venere.] §. 21. Le statue di Venere, che la rappresentano tutta vestita, hanno sempre due cinti, uno de’ quali le circonda i lombi. Gli ha la Venere (la cui testa sembra essere un ritratto) collocata vicino a Marte nel Campidoglio[3], e la bella Venere panneggiata, che era altre volte nel palazzo Spada a Roma, ora posseduta da Lord Egremont in Inghilterra. La cintura inferiore è propria a questa sola divinità, ed è quella che da’ poeti chiamasi particolarmente il Cinto di Venere[4].
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- ↑ lib. 1. Icon. 2. p. 766. [Magna autem hominum turba cietur, mulierculæque cum viris incedunt, utunturque eodem calceorum genere, præterque morem præcinguntur.
- ↑ Liban. Vita Demosth. princ. oper. Demosth. pag. iI.
- ↑ Mus. Capit. Tom. iiI. Tav. 20.
- ↑ Qui l’Autore viene aspramente ripreso dal signor Heyne Antiquar. samm. erst. band. pag. 148., perchè sdegna il doppio cinto come un distintivo di Venere; nega che κιστίς significhi il cinto particolare di quella dea; e pretende che Winkelmann abbia mal intese le parole d’Omero che qui interpreta. Non adduce però quel critico, siccome avrebbe dovuto fare, le necessarie prove, su cui fondare l’amarezza della sua riprensione. Nè questa si ristringe soltanto al presente punto; ma soggiugne, che generalmente il nostro Autore non è molto felice, quando vuole interpretare o ridurre a miglior lezione qualche testo greco o latino. [ Se ha ragione il signor Heyne in quota parte, non ha ragione per ciò che riguarda il cesto. Il nostro Autore ha voluto qui rilevare, che era proprio di Venere quel secondo cinto, che si vede scoperto