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426 D e l   P a n n e g g i a m e n t o.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:536|3|0]]sono sovente grofle un buon dito, e son talora di più d’una suola composte: talora erano ben cinque insieme cucite, e tante ne sono indicate per mezzo de’ tagli incavati nelle suole d’una bella Pallade nella villa Albani[1], ove la suola tutta è grossa, due dita. Quadrisole[2] chiamavansi quelle, che di quattro suole erano formate. E’ probabile, che per sì grosse suole gli antichi usassero il sughero, e perchè leggiero, e perchè l’umidità non riceve, come si usa anche oggidì da parecchi[3]. La suola venia sì al di sopra che al di sotto coperta da pelle, la quale formava un orlo sopra il legno tutto all’intorno, come vedesi in una piccola Pallade di bronzo nella villa Albani[4]. Son di questa maniera le suole d’una Pallade, maggiore del naturale nella villa Lodovisi, opera d’Antioco ateniese: son esse alte tre dita, ed hanno tutt’all’intorno un fregio a tre giri. Quando il piede era coperto da una semplice pelle superiormente allacciatavi con una coreggia (qual si vede nelle due statue di re traci prigionieri in Campidoglio[5], e quale la portano anche oggidì i contadini fra Roma e Napoli) tali calzari allora chiamavansi ἁπλᾶς, e μονοπέλμα ὑποδήματα[6]. Gli antichi, sì uomini che donne, portavan eziandio certe suole di corda lavorata a rete, come le veggiamo nelle figure degli dei su un’ara della villa Albani[7]; e dicevansi ῥαίδια, voce che Polluce spiega, dicendo πολυέλικτον ὑπόδημα, cioè una scarpa a molti intrecci[8]. S’è trovata in Ercolano un’altra specie di scarpe di


cor-

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  1. Che sta nel casino.
  2. Archel. Disput. pag. 23.
  3. Tale usanza presso gli antichi si rileva principalmente da un passo del poeta Alesside riferito da Clemente Alessandrino Pædag. l. 3. cap. 2. pag. 256. princ., e di Ateneo Deipnos. lib. 13. cap. 3.pag. 568. B.; e vi si dice, che solevano portarlo per comparire più grandi. Plinio lib. 16. cap. 8. sect. 13. scrive, che le donne solevano portarlo d’inverno: in hiberno fœminarum calceatu: forse per ripararsi meglio dall’umido, e dal fango. Da Polluce Onom. lib.7. c. 22. segm. 92. rileviamo, che i Tirreni portavano la suola di legno alta quattro dita, coi lacci dorati, perchè eran del genere dei sandali; e che Fidia ne calzò Minerva. Il signor abate Visconti Museo Pio-Clementino Tom. I. p. 51. crede che possano esser di questo genere i calzari della Urania dello stesso Museo rappresentata nella Tav. 26.
  4. Vedi a quella della Tavola XIII.
  5. Vedine la figura nel Tomo iI.
  6. Casaub. Not. in Æn. Tact. cap. 32. oper. Polybii Tom. iI. pag. 1778.
  7. Monum. ant. ined. num. 6.
  8. Οnom. lib. 7. cap. 21. segm. 93.
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