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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:552|3|0]]poichè non usavano sottoveste[1]: talor era senza fodera; e Omero chiama questi pallj ἁπλοΐδας χλαίνας[2].

[Errore di Casaubono e di altri.] §. 10. Non sarà fuor di luogo il notare alcuni abbagli presi su questo proposito dai traduttori degli antichi scrittori greci. Casaubono spiega per un pallio la voce ἱμάτιον usata da Polibio[3], ove narra che Arato era convenuto con coloro, i quali doveano dargli a tradimento la città di Cineta, che un d’essi per indicarne l’aggressione, su un colle innanzi alla città sarebbesi mostrato ἐν ἱματίῳ; ma a mio parere avea da tradurre tunicatus, anziché palliatus, dovendo il segnale esser una cosa insolita, affinchè ambiguo non ne fosse l’indizio; ed è ben probabile che più insolito fosse, l’essere fuor di città colla sola tunica, che col pallio. Altronde la greca voce ἱμάτιον è stata sempre considerata come il sinonimo della tunica de Romani; e quando esprimer si volle in greco che le statue di Romolo e di Camillo erano sine tunica, come dice Plinio[4], s’è dovuta usare la parola ἱμάτιον[5]. Così altri scrittori mal si sono apposti, spie-


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  1. Vedi sopra pag. 418 not. b.
  2. Iliad. lib. ult. vers. 230.: simplices chlænas. Clene semplici, senza fodera.
  3. Hist. lib. 9. pag. 555.
  4. lib. 34. c. 6. sect. 11.
  5. Gli abbagli degli uomini grandi principalmente non si rilevano con delle franche asserzioni, ma con buone ragioni. Come mai un uomo versato nella lingua greca può asserire, che ἱμάτιον non significhi anche il pallio, ma soltanto la tunica! Bastava leggere Luciano per trovare tanti esempi in contrario. Parlando questi in Alessandro, §. 11. oper. Tom. iI. pag. 218. d’un certo impostore Alessandro, dice che andava vestito di tunica purpurea a righe bianche con sopra il pallio o sopraveste chiamando questa ἱμάτιον e quella χιτῶνα: μεσόλευκον χιτῶνα πορφυροῦν ἐνδεδυκὼς καὶ ἱμάτιον ὑπὲρ αὐτοῦ λευκὸν ἀναβεβλημένος: Tunicam inductus purpuream ex albo virgatam, & pallium injectum gerens candidum: così parlando De mercede conductis §. 25. Tom. I. pag. 682. di un filosofo, e dicendolo vestito del pallio, che propriamente si diceva pallio greco, scrive ἱμάτιον ἑλληνικὸν Il pallio, e non la tunica, serviva per coprire il capo, come lo ha detto espressamente anche il nostro Autore sopra pag. 418.; ora Luciano Dial. mort. X. §. 11. Tom. I. pag. 374. parlando di un filosofo, che la notte girava per la città col capo coperto del pallio, per questo usa la parola ἱμάτιον: τῷ ἱματίῳ τὴν κεφαλὴν κατειλήσας: palliolo caput obvolutus. La stessa riflessione poteva fare Winkelmann sul passo di Plutarco, che riporta qui appresso pag. 445. §. 15., nel quale questo scrittore allo stesso proposito usa la parola ἱμάτιον. Anche Diodoro lib. 4. §. 38. princ. pag. 238. parlando di certi abiti sacri distingue la tunica dalla sopraveste χιτῶνα καὶ ἱμάτιον: e qualche altro esempio lo aveva portato il Ferrario De re vest. par. 2. lib. 4. cap. 2, ove osserva, che se ἱμάτιον presso i Greci significava qualunque veste, più propriamente si usava per il pallio. Quindi cade il fondamento della critica fatta qui dall’Autore al Casaubono. Cade anche l’altra ragione dell’abito insolito; perocché essendo il pallio l’abito ordinario, e comune dei Greci, come si rileva dal citato Diodoro lib. 19. §. 9.
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