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d e g l i   E d i t o r i   V i e n n e s i . xlix

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:59|3|0]]do compiute mira le sue speranze. Videsi tosto onorato, come lo è sempre l’uomo di merito, almeno suor di sua patria. Ognuno ammirava la prontezza con cui spiegava gli antichi monumenti, tanto più che credeasi esser questi oggetti nuovi per lui; ma egli già tutti aveali presenti all’immaginazione, e non altro faceva allora che rivederli dappresso.

Andò egli in Roma assai ben raccomandato, principalmente colle lettere di monsignor Archinto, che gli diedero tosto occasione di far conoscere il suo sapere e l’onestà del suo carattere. Scrivendo noi qui la storia del suo spirito anziché quella della sua vita, non ne riferiremo se non alcuni pochi tratti più importanti. Ivi sì per economia che per decenza maggiore si vestì da abate; ed acquistò in breve quel gusto e quelle maniere, che certamente non doveva alla nascita. Del primiero suo stato però serbò la modestia.

Il suo principal protettore in Roma fu il sig. cardinal Alessandro Albani[1]. Egli e Winkelmann quanto distanti erano per la prosapia e per le dignità, altrettanto venian, a così dire, ravvicinati dall’inclinazione comune per lo studio dell’Antiquaria[2]. L’illustre porporato fu il sostegno di Winkelmann e, dirò di più, fu il suo amico, onde la


g rara

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  1. Lo fece suo bibliotecario, e inspettore delle sue antichità; e gli dava, oltre l'abitazione, per questi, ed altri riguardi, centosessanta scudi all’anno; come attesta lo stesso Winkelmann in due lettere a Frauke, riportate da Huber pag. LXIX., e LXXI. Tra gli altri più impegnati di lui protettori merita special menzione il sig. cardinale Gian Francesco Stoppani, il quale gli passava cento feudi all’anno. Winkelmann era arrivato a sperare che se fosse stato fatto Papa, gli avrebbe pagate tutte le spese per lo scavo di Olimpia, di cui si parlerà qui appresso not. 1., come asserisce nella stessa lettera, che ivi si citerà.
  2. Il signor cardinale Alessandro avea molte cognizioni in queste materie, come in tante altre; e con qualche ragione Winkellmann in una lettera allo stesso Franke l. c. pag. LXIX. lo chiama il capo di tutti gli antiquarj. Ai di lui consigli, e lumi molto egli doveva per la descrizione di più pezzi del Museo di Stosch, come si legge nella dedica della medesima allo stesso cardinale fatta dal signor Filippo Stosch, nipote dell’autore del Museo, e ce ne assicura anche Huber pag. LXXX.: e quanto ai Monumenti antichi egli confessa coll’ingenuità sua propria nella lettera dedicatoria allo stesso porporato, che poteva dirsi un’opera comune per le tante notizie, che gli avea suggerite, e per essere stata limata sotto i suoi occhi.
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