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d e g l i   E d i t o r i   V i e n n e s i . liij

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:63|3|0]]I rami che servirono pei Monumenti antichi ec. hanno cagionata una disputa tra l’Autore e ’l sig. Casanova, sulla quale non porteremo giudizio, perchè sarebbe creduto parziale[1]. È certo che Winkelmann vi fu molto sensibile. Lo fu egualmente alla critica che fecero della sua Storia i sìgg. Lessing e Klotz, e doleagli principalmente, perchè questi, avendo scritto in latino nell’Acta litteraria, e con uno stile seducente, era letto anche in Roma; e sembrava aver ragione, massime presso coloro che non avean interesse a sostenere le opinioni di Winkelmann. Egli volea difendersi, ma fu consigliato di vendicarsi tacendo


Scris-

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  1. (a) Non furono i soli rami dei Monumenti antichi, che cagionarono questa disputa, ma l’opera tutta, e due rami inseriti dall’Autore nella prima edizione di questa Storia, e imprudentemente ripetuti nella edizione di Milano. Il signor Huber nella prefazione alla sua traduzione pag. XXVII. si é altamente lagnato di una tale ripetizione, e l’ha attribuita ad uno spirito di malignità, e d’invidia nazionale, quando poteva capire dalle parole degli Editori nell’ultima pagina della loro edizione, che era un mero effetto dell’aver ignorato una tale controversia: ignoranza, a dir vero, poco scusabile; poiché non solo Winkelmann avea cassato i due rami colla di loro esposizione dalla nuova ristampa, che preparava, come essi Editori confessano, e avea fatto dianzi emendare la traduzione francese di Parigi; ma si era molto parlato di questa controversia nella gazzetta letteraria di Gottinga al num. 14.. febr. 1766. in favore di Winkelmann; e in quella di Halla num. 85. ottobre 1766. piuttosto in favore di Casanova; ed era notissima in Roma, e in tanti altri luoghi. Dovendo quindi anch’io togliere e i due rami (ai quali verranno surrogati altri), e la loro esposizione riportata dai Monaci al luogo citato, stimo dovere per mia giustificazione d’inserire qui la narrazione di tale intrigo, come la fa Huber alla pag. CXIII., e una lettera dell’Autore ivi riferita „I Monumenti antichi inediti diedero occasione a gravi disgusti tra Winkelmann, ed il signor Casanova, che ne avea fatto i disegni. Questo artista, allievo di Mengs, credette aver motivo di lagrarsi di Winkelmann, che lo chiama suo amico, e ne parla con lode in più luoghi delle sue lettere. Questi due uomini differenti tra di loro per carattere, e per sentimenti non erano fatti per terminare la contesa, che regna dopo tanto tempo tra i letterati, e gli artisti, sopra domande reciproche, cui essi sono così poco disposti a soddisfare, perchè non sanno intendersi. Siccome eglino si vedean quasi tutti i giorni in casa del signor Mengs, ebbero spesso delle forti controversie sopra punti relativi alle arti, e alle antichità. Checché ne sia stato, il signor Casanova risolvette di vendicarsi di Winkelmann, e lo attaccò per la parte la più sensibile, rendendo sospetta quella finezza di tatto, di cui egli tanto si pregiava. Fece pertanto alcuni quadri, ne’ quali imitò perfettamente il gusto delle pitture d’Ercolano. Fu avvertito Winkelmann sotto mano, che si erano fatte in materie di pittura delle importanti scoperte. Dopo che fu eccitata la di lui curiosità su queste pretese anticaglie, furongli fatte vedere con dell’arcano, e vantate come capi d’opera dell’arte. Gliene fu raccontata la storia, dicendogli che erano state scoperte vicino a Roma da un gentiluomo francese, il cavaliere di Diel, nativo di Marsilly in Normandia primo luogotenente delle guardie dei granatieri del re di Francia. Winkelmann, che desiderava di avere intorno ad esse delle notizie più precise, cercò di abboccarsi con quello, che le possedeva; ma egli intese per l’istesso mezzo che il cavaliere di Diel era morto in Roma all’improviso nel mese di agosto 1761. senza averne data nessuna relazione. Così, punto non dubitandone, diede nella pania, e fece di queste pitture una descrizione enfatica, che inferì nella Storia dell’Arte. Appena questa comparve alla pubblica luce il sig. Casanova si dichiarò l’autore di questi pretesi capi d’opera. In una lettera in data dei 4. gennajo 176?. Winkelmann ne scrisse al signor Heyne, e lo pregò di rendere pubblica
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