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d e g l i E d i t o r i V i e n n e s i . | lvij |
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Francesco Arcangeli pistojese, dianzi cuoco del signor conte Cataldo a Vienna, era ivi stato per gravi misfatti condannato a morte, ma tal pena gli fu cangiata in un perpetuo bando[1]. Quefto uomo scellerato avea saputo divenire l'amico di Winkelmann, e ne fu l'uccisore in Trieste, ove fu costretto a fermarsi alcuni giorni, attendendo un imbarco per Ancona. Ivi alloggiato su un’osteria ingannava la noja del ritardo leggendo Omero, solo libro che avea seco; e intertenendosi per passatempo con uno spiritoso fanciullino dell’oste.
Agli 8. di giugno, mentre sedeva al tavolino scrivendo il riferito avviso relativo alla nuova edizione della sua Storia, entrò in camera Arcangeli, il quale, simulando dispiacere d’abbandonarlo, dissegli che partiva per Venezia, ov’avea degli affari, e pregollo di mostrargli un’altra volta le medaglie imperiali, per averne poscia più viva la rimembranza. Winkelmann di buon grado v’acconsente, e mentre avendo aperto il baulle s’abbassa, lo scellerato per di dietro gliene fa cadere con forza sul collo il coperchio per istrozzarlo[2]. Winkelmann grida, e ’1 pericolo medesimo gli dà forza per rivoltarsi all’assassino: caddero amendue per terra, e questi
con uno stile fece al suo benefattore cinque ferite nel ven-
h | tre, |
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- ↑ Tutto ciò, che riguarda la persona di Arcangeli, si racconta in altra maniera da chi ne è al giorno. Poiché non interessa punto la Storia di Winkelmann, io lo lascierò come qui sta.
- ↑ Questo tratto si riferisce un poco diversamente da Huber alla pag. CXXXV. Dice, che Winkelmann s’inginocchiò per aprire la valigia, e in quel tempo pian piano gli si accollò per dietro l’assassino, e cavato di saccoccia un pezzo di corda a modo di laccio, glielo gettò al collo per istrozzarlo. Per buona forte il laccio si fermò sul mento; e Winkelmann riscossosi con forza con una mano il prese, e tenne fotte, benché l’assassino gliela battesse più volte col coltello micidiale e con l’altra si difendeva. I fogli pubblici di quel tempo convengono nella circostanza del laccio, siccome ne convengono molti amici di Winkelmann da me interpellati, i quali per altro aggiungono aver inteso da persone informate di Trieste, e dai processi, ch’egli stesse sedendo al tavolino, quando Arcangeli gli gettò il laccio al collo. 11 signor d Erdmannsdorf nella lettera sovra citata, pag. CXLII. dice di aver inteso, che costui confessò d’aver avuto intenzione di assassinarlo il giorno avanti, e che era già sul punto di gettarsegli addosso; ma che Winkelmann lo aveva invitato con tanta buona grazia a mangiar con lui, che gli tolse il coraggio di andar più avanti nell’attentato fino al giorno appresso. Ingratissimo al suo benefattore si fervi del denaro datogli in dono per comprarne i fatali strumenti della sua scelleratezza.