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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:83|3|0]]mezzo a tutto però scorgesi sempre un genio che vola, e si sostiene ove altri precipitarono al suolo.
La violenta morte di Winkelmann fu una vera perdita per le antichità come per le belle arti, ne richiamarla posso al pensiere senza che ritornino agli occhi le lagrime. Dubitar però lì potrebbe le quello gran genio fosse per apportare alla cultura dell’umano spirito tanti vantaggi in appresso, quanti già arrecati ne avea. Negli ultimi suoi anni pare che il suo studio più favorito non altro fosse che dilucidare i lavori antichi, che altri disperava di mai spiegare, e sembra, a giudicarne dai Monumenti inediti, che il cielo d’Italia gli avesse comunicata la malattia di voler fare l’indovino nell’Antiquaria; onde cominciava non più a spiegare, ma ad immaginare, e a far il profeta anziché l’editore de’ monumenti [1].
Quel giudizio che richiede un sangue freddo e una riflessione tranquilla, era sovente prevenuto dall’accesa sua fantasia; e quella, abbracciando infiniti oggetti, aveva immaginate delle cose che a principio appena possibili pareano o probabili, e che col richiamarle sovente alla memoria vi si erano impresse sì fortemente che il buon Winkelmann teneale come vere, legando a quelle immagini delle idee somiglievoli d’oggetti reali. Quindi egli trovava delle simiglianze che altri non avrebbe trovate giammai, de’ rapporti
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- ↑ Nella prefazione alla Description des pierres grav. du Cab. de Stosch, pag. VII. aveva inculcato la moderazione nel congetturare, e nel dare capricciosi nomi, e spiegazioni alle cose oscure. Egli forse l’oltrapassò qualche volta; ma accorgendosi poi di aver parlato senza fondamento, lo avvertì; e se non potè dirci di meglio, e si contentò di azzardate congetture, non deve per quello farsegliene un gran biasimo. Cosi fanno all’occasione gl’italiani, e lo hanno fatto i Saimasj, gli Arduini, i Grevj, i Gronovj, i Burmanni, i Bynkershock, i Paw, i Caylas, e tanti altri, che non lo erano. Pausania istesso, lodato dal nostro Autore al luogo citato pag. XII., benché più vicino di tanti secoli, volendo spiegar molte favole scolpite, o dipinte nei monumenti della Grecia, che illustrava, dovette contentare di descriverle, aggiugnendovi qualche congettura, per appagare alla meglio la curiosità dei leggitori. Quelle, se non altro, eccitano delle idee, che possono aprir la strada a trovarne la giusta spiegazione.