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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:85|3|0]]postimi, cioè ad esaminare quello che ancor resti a fare per lo studio dell’Antiquaria. Io ciò ripartirò in due classi, la prima delle quali ha un più stretto rapporto con quello che già Winkelmann ha fatto, e l’altra riguarda le cose più in generale.

Le osservazioni ch’io ho pubblicate su i Trattati delle opere antiche di Winkelmann varj oggetti presentano fu i quali gli eruditi antiquarj dovrebbono rivolgere la loro attenzione. Gli scritti di Winkelmann sono classici; la sua Storia dell’Arte è un libro unico nel suo genere. I grandi scrittori hanno generalmente avuto lo stesso destino di essere per un tempo tenuti come oracoli, cosicchè niuno osasse muover dubbio sulle loro opinioni. Così quanto contiensi negli scritti di Winkelmann sembra che si tenesse a principio per cosa dimostrata, su cui vano fosse di fare ulteriori ricerche. Per tanto a mio parere il primo passo da farsi per lo studio dell’Antiquaria, partendo dalle notizie lasciateci da Winkelmann, farebbe un’esatta e diligente critica della sua Storia, accompagnata da prove certe di ciò che in essa si asserisce[1].

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  1. In questa edizione romana ciò verrà eseguito per quanto farà possibile. Oltre il il sig. Heyne, e li signori Lessing, Klotz, e Home, de’ quali hanno parlato gli Editori Viennesi sopra alla pag. xxxvj. e segg. e Huber pag. CXX. e segg., alcuni altri hanno preso a criticare in qualche parte la Storia presente; come il signor abate Bracci nella Dissertazione sovra un clipeo votivo spettante alla famiglia Ardaburia, trovato l'an. 1769. nelle vicinanze d'Orbetello ec. stampata in Lucca nell'anno 1771.; il sig. Falconec nelle
  2. amava, e Io favoriva, gli fu data poco dopo che venne in questa citta la facoltà di prevalersi della sua libreria a tutto suo comodo, e piacimento nello stesso modo, che si serviva di quella del conte di Bunau summentovata, alla quale di poco era inferiore per la grandissima copia di libri; secondo ch’egli ci attesta in una lettera a Franke dell’anno 1756. presso Huber l. c. pag.LXI. seg.; e dall’anno 1758., che entrò bibliotecario dell’eccellentissima casa Albani, e vi ebbe la sua abitazione nelle stanze contigue alla libreria, finchè visse furono a sua disposizione quanti mai voleva buoni libri di ogni sorte; cosicchè non avea bisogno di farsi una libreria a suc spese, come rilevò anche il signor d’Erdmannsdorf nella surriferita sua lettera, pag. CXLI.; eppure diversi libri, greci in ispecie, egli se li comprò. Moltissimi altri potea trovarne in tante altre pubbliche, e private biblioteche. Ma su quello proposito ne parlo nella mia prefazione. Per ora giova qui avvertire, che tanto nel rincontrare esattamente le citazioni dell’Autore, e degli Editori Milanesi; quanto in quelle, che aggiungo di nuovo, faranno citate, per quanto sarà possìbile, edizioni le più accreditate, e più recenti.
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