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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia di Milano I.djvu{{padleft:116|3|0]]marchese d’Ivrea Berengario era re, cioè nel 951[1]. Venne Litolfo a Milano, e poco dopo scese il re Ottone nell’Italia. Con quali aiuti poi si conciliasse l’arcivescovo Manasse il favore di quel re, non lo sappiamo; ci rimangono però dei diplomi di Ottone spediti in Pavia appunto nel 951, dai quali si conosce ch’egli aveva creato Manasse arcicappellano.[2] Pare che al comparire di Ottone si ecclissassero Berengario II e Adalberto. (952) Tutto piegossi al re Ottone, il quale senza contrasto in Pavia assunse il titolo di Re d’Italia; poi ritornato in Germania, dovettero colà portarsi Berengario e Adalberto, abbandonandosi alla generosità di Ottone, da cui a titolo di feudo vennero in Augusta nel 952 investiti del regno d’Italia, e da ciò ne fa nascere il Muratori il diritto che pretesero in seguito i re di Germania di avere sopra l’Italia.

Passati appena i torbidi giorni, e liberati dall’imminente peso del re Ottone, Berengario col suo figlio Adalberto ritornati in Italia, dalla viltà passarono alla prepotenza; solito costume delle anime basse d’insultare quando la fortuna è loro prospera, e annichilarsi quando è loro contraria. Il loro governo era diventato insopportabile. Lo scisma della Chiesa Milanese era finito dopo cinque anni, e la reggeva Valperto; quando, nel 957 il principe Litolfo venne alla testa di un’armata nell’Italia, speditovi dal re Ottone di lui padre, che occupato negli affari di Germania, non potea venire in persona a contenere i due tiranni. Litolfo però fu degno di venire invece di un gran re. Berengario e Adalberto fuggirono nell’isola di

  1. Leo Hostiens. lib. II, cap. ultimo.
  2. Il conte Giulini, tomo II, pag. 244.
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