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capo terzo 71

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia di Milano I.djvu{{padleft:95|3|0]]scegliere per conciliargli l’ajuto di Lamberto arcivescovo, deluso sotto Pavia, e impegnato già col re di Provenza. Burcardo, orgoglioso ed incauto, nel portarsi a Milano, osservando le torri e il restante dell’antica fabbrica sacra ad Ercole, ove trovavasi e tuttavia si trova la chiesa di San Lorenzo, si spiegò in lingua tedesca, che ivi voleva fabbricarsi una fortezza con cui tener sottomessi, non i Milanesi soltanto, ma molti principi d’Italia: Eum ibidem munitionem construere velle, qua non solum Mediolanenses, sed et plures Italiae principes coërcere decrevisset[1]. Altri discorsi di quest’indole andava tenendo mentre cavalcava. Vi fu chi intendeva assai bene la lingua tedesca, e ne fece rapporto all'arcivescovo, il quale urbanamente e con ogni splendidezza accolse l’ospite illustre, giacchè Burcardo era suocero dello stesso re Rodolfo; gli diede una caccia del cervo nel parco, cosa che Lamberto arcivescovo non soleva fare se non co’ più grandi e co’ più cari amici. Concessit cervum, quem is in suo brolio venaretur, quod nulli unquam nisi carissimis, magnisque concessit amicis; così dice Liutprando: in somma dissimulò ogni risentimento per tutto quello che Burcardo aveva detto; e non si sa con qual riscontro, ma certamente con molta officiosità, lo lasciò partire. Ma Burcardo non ebbe tempo di riferire al re di Borgogna il risultato della negoziazione; poichè assalito ne’ contorni di Novara da alcuni armati vi lasciò la vita; dopo di che il re Rodolfo abbandonò per sempre l’Italia. Fra le altre cose che Liutprando asserisce dette da Burcardo alla vista de’ Milanesi, dum juxta murum civitatis equitaret, vi è la seguente: Lingua

  1. Liutprand. lib. III, cap. 4.
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