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284 r. serra

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Su la pena dei dissipatori.djvu{{padleft:7|3|0]]su l’animo dei peccatori (dalle male risposte "nasce in loro grandissima malinconia, la quale genera in loro un omor tenero e nero, che continuamente gli consuma: rendendolo scuro e bramoso"), associando in un modo puramente verbale il nero metaforico della tristezza col nero reale delle cagne. Ma, poichè a notar tutto troppo ci vorrebbe, mi contenterò di rilevare una ultima amenità. Nella foga di dare un’interpretazione allegorica di tutti quanti i versi, m’hanno scambiato Dante stesso, che paragona sè

a colui che venire
sente il porco e la caccia alla sua posta,

con un creditore che aspetti al varco il debitore che esce di casa cacciato dalla fame! Senza commenti.

Così è, come almeno a me pare, chiaramente dimostrato che le spiegazioni, a base di allegoria, che altri volle dare della pena dei dissipatori, non bene si reggono; e che si può, si deve anzi, studiarne la forma e l’origine, siccome di una figurazione artistica che non ha altro senso e altro scopo che sè stessa.

Riprendendo la via, ci chiediamo: gli uomini scacciati già sappiamo chi sieno, ma le cagne, indipendentemente dall’allegoria, che cosa sono? animali, demoni, o che altro? La questione fu già toccata dal Graf[1] e dal Bartoli[2]; dietro loro dirò che una fisionomia demoniaca l’hanno per certo, e vorremo dirle incarnazioni diaboliche con tanta maggior sicurezza, in quanto le vediamo poco lontane dalle Arpie e da Gerione, i quali non sono certo animali esistenti in natura, e in quanto pensiamo che nel Medio Evo il diavolo assunse molteplici figure animalesche. Ma d’altra parte, se son demoni le cagne, sarebbero demoni anche i serpenti della bolgia dei ladri. Allora come si spiega "quel tramutarsi di diavoli in dannati e di dannati in diavoli"?[3]

Ecco, io credo che questo sia uno dei casi, in cui noi ci dibattiamo per un problema, che Dante forse nè meno si pose. Dante

  1. Demonologia di Dante, in Miti e leggende, Torino; 1893, vol.II, pp.79-112.
  2. St. d. L. I., Firenze, 1887, Vol.VI., pp. 163-191.
  3. BARTOLI, loc. cit.
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