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Atto terzo, Scena seconda 95

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  Trinculo.
  Servo-mostro! La pazzia di quest’isola! Di-
cono che non abbia che cinque abitanti e siamo
in tre: se gli altri due hanno delle zucche come
le nostre, addio stato!

  Stefano.
  Bevi, servo-mostro, te l’ordino io. Hai quasi
gli occhi nella testa.
Calibano beve.

  Trinculo.
  E dove vorresti che gli avesse? Sarebbe,
da vero, un bel mostro se gli avesse sulla coda.169-1

  Stefano.
  Il mio mostro-domestico ha affogato la sua
lingua nel vino. In quanto a me il mare non
mi potrebbe affogare: prima di toccare la spiag-
gia ho notato trentacinque leghe in lungo e in
largo, quanto è vera la luce! Tu sarai il mio
tenente-mostro, oppure il mio alfiere.

  Trinculo.
  Meglio il vostro tenente: non può essere un
alfiere.

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