Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
102 | ester d'engaddi. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie (Pellico).djvu{{padleft:107|3|0]]
Spesso furtivo ei scende: io già immolato
Lo avria, se un empio qual m’estimi, io fossi.
Se per te no, per l’esul vecchio or trema!
Ester. Deh, per pietà!
Jefte. Fa’ senno.
Ester. Ah, s’io t’offesi....
Jefte. A te s’aspetta il riparar....[1] Ma suoni
Già di vittoria non si senton?[2] — Donna,
In altro tempo udrotti. — Il popol esce
Delle sue tende. — A rispettarmi impara.
SCENA V.
SCENA VI.
Allo sboccare che i guerrieri fanno da una gola del monte, tutto il Popolo esclama:
Viva Israello![3]
Azaria.[4] Jefte — amata sposa
Popolo — amici. — Oh gioja! Sì, vincemmo!
Credea il Romano altero (uso a mostrarsi
E trïonfar), credea ch’impeto e morte
E instancabile ardir, dischiuso il varco
Dell’erte balze ad esso avrian. Tre giorni
Respingemmo color: fuor dello stretto
Fieramente accampati, immensa mostra
Fean di macchine ed armi; ed appellando