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Azaria.                                             Ed era ei tale?
Jefte.                                                             Il bramo,
Ma....
Azaria.[1]               Tal nol credi. Ah Jefte!
Jefte.                                                  Il giuramento!
Azaria.[2]Osservarlo non posso!
Jefte.                                             Empio! lo sdegno
Provocherai del cielo? Ecco onde nasce
La tua sventura! irreverente guardi
Chi con un cenno il nulla anima e atterra.
Mertavi tu d’esser felice? insulta
Religïon, la insulta; i suoi tremendi
Fulmini a scherno l’abbi, ed Ester rea....
Rea fosse pur, giustificata è appieno!
Così balzato è nell’obbrobrio l’empio!
Azaria.Oh spavento!
Jefte.                         Che dissi? — Ah, in mia possanza
Non è lo spirto, se lo investe Iddio!
Fera allor, mal mio grado, esce dal labbro
La tonante parola: altri in me parla!
Azaria.Pontefice d’Iddio, pietà! M’è sacro
Ogni tuo detto.
Jefte.                              Il giuramento osserva.
Esser colei potria innocente, e oltraggio
Imperdonabil ogni tua rampogna.
Simula pace, amor, dolcezza: il tempo
Corremo: ascosa star non può la colpa.
Azaria.E se....
Jefte.               All’infame seduttor la morte:
In Ester.... colpa esser non puote, o lieve:
Nobile ha il cor.
Azaria.                                   Ma di rea fiamma acceso!
Oh, che imparai? Non sogno io dunque? Io vile
Quasi a lei servo! io che di niun mai tremo,
Eppur del biasmo suo spesso arrossiva,
Come debil fanciullo! io che obliato
Avria per lei.... te, il mio migliore amico,

  1. Fuori di sè.
  2. Smaniando.
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