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114 | ester d'engaddi. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie (Pellico).djvu{{padleft:119|3|0]]
Azaria. Ed era ei tale?
Jefte. Il bramo,
Ma....
Azaria.[1] Tal nol credi. Ah Jefte!
Jefte. Il giuramento!
Azaria.[2]Osservarlo non posso!
Jefte. Empio! lo sdegno
Provocherai del cielo? Ecco onde nasce
La tua sventura! irreverente guardi
Chi con un cenno il nulla anima e atterra.
Mertavi tu d’esser felice? insulta
Religïon, la insulta; i suoi tremendi
Fulmini a scherno l’abbi, ed Ester rea....
Rea fosse pur, giustificata è appieno!
Così balzato è nell’obbrobrio l’empio!
Azaria.Oh spavento!
Jefte. Che dissi? — Ah, in mia possanza
Non è lo spirto, se lo investe Iddio!
Fera allor, mal mio grado, esce dal labbro
La tonante parola: altri in me parla!
Azaria.Pontefice d’Iddio, pietà! M’è sacro
Ogni tuo detto.
Jefte. Il giuramento osserva.
Esser colei potria innocente, e oltraggio
Imperdonabil ogni tua rampogna.
Simula pace, amor, dolcezza: il tempo
Corremo: ascosa star non può la colpa.
Azaria.E se....
Jefte. All’infame seduttor la morte:
In Ester.... colpa esser non puote, o lieve:
Nobile ha il cor.
Azaria. Ma di rea fiamma acceso!
Oh, che imparai? Non sogno io dunque? Io vile
Quasi a lei servo! io che di niun mai tremo,
Eppur del biasmo suo spesso arrossiva,
Come debil fanciullo! io che obliato
Avria per lei.... te, il mio migliore amico,