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atto primo. — sc. iii, iv, v. 9

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Francesca.                                              Lanciotto,
Tu piangi?
Guido.                          Ah figlia!
Francesca.                                             Padre mio! — Vedeste
Figlia più rea, più ingrata moglie? Iniqui
Detti mi sfuggon nel dolor, ma il labbro
Sol li pronuncia.
Guido.                                   Ah, di tuo padre i giorni
Non accorciar, nè del marito vane
Far le virtù per cui degna e adorata
Consorte il ciel gli concedea! Più lieve
Sarà la terra sovra il mio sepolcro,
Se un dì, toccandol, giurerai che lieto
Di prole festi e del tuo amor lo sposo.
Francesca.Io accorcerei del padre mio la vita?
No. Figlia e moglie esser vogl’io; men doni
La forza il ciel. Meco il pregate!
Guido.                                                                 Rendi
A mia figlia la pace!
Lanciotto.                                              .... Alla mia sposa!


SCENA III.

Un PAGGIO e detti.

Paggio.L’ingresso chiede un cavalier.
Francesca.[1]                                                            Tu d’uopo
Hai di riposo; alle tue stanze, o padre,
Vieni.[2]


SCENA IV.

LANCIOTTO e il PAGGIO.

Lanciotto.          Il suo nome?
Paggio.                                        Il nome suo tacea;
Supporlo io posso. Entrò negli atrii, e forte
Commozïone l’agitò; con gioja
Guardava l’armi de’ tuoi avi appese

  1. A Guido.
  2. Parte con Guido.
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