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158 iginia d'asti

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Tutti i Guerrieri.                                              Viva
Il nuovo consol![1]
Roffredo.[2]Tosto all’adunata
Impazïente plebe il sommo duce
Mostrar conviensi, e celebrar nel tempio
Con magnifica pompa il dì solenne.[3]


SCENA II.

ARNOLDO e GIANO.

Giano.[4]Un istante.
Arnoldo.                    Che vuoi? Tu impallidisci?
Che fia? parla.
Giano. Il fratel tuo.... Non invidio
Il tristo onor....
Arnoldo.                          Che dunque or si ti turba?
Giano. Ei più di me.... tal onor merta. — Oh d’altra,
Ben altra cura volea dirti! — Io tremo
Di confidar.... ma tu parlasti in guisa....
Certo il vedesti pur.
Arnoldo.                                    Chi?
Giano.                                         Come mai
Giulio nomavi?
Arnoldo.                                    In Asti egli! Che intendo?
Giano. Che? Nol sapevi? oh incauto me!
Arnoldo.                                                             Oseresti
D’Arnoldo dubitar?
Giano.                                         Sì pio t’udiva
Dianzi parlar del consanguineo tuo,
Che te di sua venuta io stimai conscio.
L’arcano che sfuggiami uom non risappia,
Deh, mel giura!
Arnoldo.                                    Che temi? A vil cotanto

  1. Fanno il saluto colle armi e colle bandiere.
  2. Scendendo dal suo seggio, come pure gli altri senatori.
  3. Prendendo il Console per mano, ed escono i primi: seguono i senatori e i guerrieri.
  4. Fermando Arnoldo.
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