Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
206 | iginia d'asti |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie (Pellico).djvu{{padleft:211|3|0]]
SCENA V.
Da una via opposta a quella del supplizio cominciano a sentissi alcune grida confuse in lontananza. I soldati schierati, e parte del Popolo guardano sorpresi da quel lato.
Un soldato.Che fia?
Un altro. Non senti? « All’armi!»
Voci lontane. All’armi! all’armi![1]
Voci lontane, e alcuni del popolo.
I guelfi! I guelfi! I guelfi!
Alcuni Ghibellini. Un tradimento?
Un uomo autorevole ghibellino.
Arti son de’ ribelli: i condannati
Vorrian salvar: ma si eseguisca![2]
Voci lontane. Viva!
Viva i guelfi! Vittoria! A terra, a terra
Il ghibellin senato! Morte a Evrardo!
SCENA VI.
Tace la campana dell’allarme. Prorompe GIULIO con molto numero di Guerrieri e di Popolo vincitori.
Giulio.Che intesi? Iginia! ah corrasi!
Un uomo.[3] Ella parla:
Sul palco è già: misera!
Giulio.[4] — Deh, fermate,
Fermate il colpo!
L’uomo dal balcone e il popolo.[5] Ah!...
Il popolo.[6] Tardi è! Tardi!
- ↑ Suona improvvisamente con tutta velocità la campana a martello. Le file dai soldati si scompongono: un guerriero a cavallo viene a chiamarli: corrono alla battaglia. — Gran disordine nel popolo.
- ↑ Si fa largo colla spada, e corre nella via del supplizio gridando: Si eseguisca. Il popolo è andato quasi tutto a combattere. La scena resta presso che sgombra. Si sente per qualche tempo il fragore dell’armi.
- ↑ Sopra un balcone al principio della via.
- ↑ Correndo grida con quanta più voce può.
- ↑ Mandano un lungo grido d’orrore.
- ↑ Fa pietosamente retrocedere Giulio, esclama.