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atto secondo. — sc. iii, iv. 229

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Grondar del sangue ti vedea de’suoi!
Compiangerla m’è forza, e te ad un tempo
Cui di tua patria sospingeano l’ire.
Secol funesto di discordie! il dritto
Tutti gridiam; ma di quel dritto in nome,
Contra la parte avversa ingiusti tutti,
Inesorati siam. — Misero sposo!
Così a te dunque riederò? — Già presso
È a sconfortarsi ed a fuggir. Ma dove
Ricovrerem? La città nostra, i cari,
Tutto perdemmo. Oh, duro a chi felici
Tempi conobbe è l’infortunio! Il cielo
Forza ne dia.


SCENA IV.


IL CONTE ESCE DAL CASTELLO. GABRIELLA LO VEDE.

Il Conte.                              Pungente cura! Indarno
Allontanarla cerco.
Gabriella.                                         Ei forse.... [1] — Il Conte
Di Mendrisio....
Il Conte.                               Son io.
Gabriella.                                             Messagger vengo
D’un infelice che moriva.... il padre
Benedicendo.
Il Conte.                             Chi? Parla.
Gabriella.                                                      Guerriero
Fui d’Ariberto figlio tuo.
Il Conte.                                                     Morendo....
Morendo dunque ricordommi? il padre
Benedicea?
Gabriella.                     «Del padre mio, sclamava,
Afflitta ho la vecchiaia; eppure inique
Le mire mie non erano; a me sacra
Parve l’insegna che seguii.»
Il Conte.                                                        L’insegna
De’ traditori!

  1. Gli s’avvicina con tenerezza.
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