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ATTO TERZO.
SCENA I
PAOLO.
Vederla.... sì, l’ultima volta. Amore
Mi fa sordo al dover. Sacro dovere
Saria il partir, più non vederla mai!...
Nol posso. — Oh, come mi guardò! Più bella
La fa il dolor; più bella, sì, mi parve,
Più sovrumana! E la perdei? Lanciotto
Me l’ha rapita? oh rabbia! oh!... Il fratel mio
Non amo? Egli è felice.... ei lungamente
Lo sia.... Ma che? per farsi egli felice
Squarciar doveva ei d’un fratello il core?
SCENA II.
FRANCESCA s'avanza senza veder PAOLO.
Francesca.Ov’è mio padre? Almen da lui sapessi
Se ancor qui alberga... il mio... cognato! — Io queste
Mura avrò care sempre.... Ah, sì, lo spirto
Esalerò su questo sacro suolo
Ch’egli asperse di pianto!.... Empia, discaccia
Sì rei pensieri; io son moglie!...
Paolo. — Favella
Seco medesma e geme.
Francesca. Ah, questo loco
Lasciar io deggio; di lui pieno è troppo!
Al domestico altar ritrarmi io deggio....
E giorno e notte innanzi a Dio prostrata
Chieder mercè de’ falli miei; che tutta
Non m’abbandoni, degli afflitti cuori
Refugio unico, Iddio.[1]
- ↑ Per partire.