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atto quarto.—sc. iv. 315

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Oseresti fermar? Trema! D’Arrigo,
Si, le virtù conosco: a me lo attesta
Il popol tutto. E pria che tu t’innalzi
Sulla rovina sua....
Enzo.                                   — Qual suon di trombe?
Oh gioia! Dessi.
Leoniero.                              Chi?


SCENA V.

UGGERO e detti.

Uggero.                                        Signor, le insegne
Imperiali a vista di Dertona
Risplendono.
Enzo.                              A me l’elmo: il mio destriero
Bardisi: ai prodi incontro movo.
Leoniero.                                                       Indegno!
Enzo.Padre, ferma.
Leoniero.                              Che a dirmi anco t’avanza?
Enzo.Che mio in breve è il castel; che l’arme a pronto
Assalto io volgo; che fra’ vinti il padre
Mio trovar non si dee.
Leoniero.                                             Togliermi il passo
Presumi? Oh iniquo! La mia spada....
Enzo.[1]                                                            — Olà!
Malgrado suo dalla sventura il padre
Sottrarre io vo’. Libera stanza intero
Abbia il palagio e pari a me s’onori,
Ma l’uscir gli si vieti.[2]
Leoniero.                                             Temerari
Sgombrate 1


SCENA VI.

ELOISA e detti.

Eloisa.Oh genitor! che veggo? I ferri
Contro a te nudi?— Enzo, ove fuggi?

  1. Alle guardie.
  2. Parte.
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