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358 | erodiade. |
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Dirai: «Fui causa io della sua rovina.»
Erodiade.Mi lascia. Indegna è l’arte tua: tu speri
Non Erode salvar, nè me, nè il regno,
Ma la vittima mia! Sefora! — Indarno
Speri salvarla; indarno speri allato
Del re vederla cinta di corona.
Troverò la vigliacca; invan s’asconde,
Invan tramando sta mio danno: ai forti
Spetta il fulmin vibrar, ed io lo vibro.[1]
SCENA II.
ANNA.
Chi mi consiglia? Ah Sefora si cerchi!
Da questa furia s’allontani. — Erode....
SCENA III.
ERODE e detta.
Erode.Sgombra.
Anna. Deh, s’Erodiade ami, la strappa
Dal maggior de’ delitti. In cor pensieri
Volge di morte, ed il suo incontro io temo
Colla rival. Di Sefora in periglio
I giorni son, tel giuro.
Erode. Ad ambe annuncia
Che a donneschi furori oggi dar retta
Mi disdicon perigli altri più orrendi.
Vanne: intendesti? obbedienza intimo.[2]
SCENA IV.
ERODE.
Infame età! Pudor di patria adunque
Nessun riman, nessuna fè al monarca!