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362 | erodiade. |
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Ah! ricorriamo! Aiutami, o Signore,
Sì che di questa rete i fili io rompa,
O senza indegni tremiti io vi mora!
SCENA VII.
ERODIADE e detta.
Erodiade.È dessa! Al ciel le braccia innalza o prega.
Empia! mia morte prega!
Sefora. Il sai, Signore,
S’Erode io amava! Illumina il cor suo;
Mostragli il ver; mostragli qual la donna
Fu che per lui, per lui sol respirava,
E meritato avria il suo amore! E s’anco
Di questo amor mai non sarò beata,
Deh, almen s’accorga che servaggio è turpe
Quel che il lega all’adultera, e la svolga
Dalle sue braccia, e ognuno applauda e ognuno
Lo benedica, ed ei cominci un regno
Di giustizia e di gloria, e l’infelice
Sefora, ancor che non amata, esulti
Della felicità del suo diletto!
Erodiade.[1]Quel dì che invochi non fia mai che sorga!
Mori!
Sefora.Oh feroce! ahi! chi mi salva?
Erodiade. Indarno
Divincolarti speri.[2]
'SCENA VIII.
ANNA.
Anna. Oh spaventose
Grida! — Che veggio? Arresta.
Sefora.[3]Aita!— io moro!—