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32 | francesca da rimini |
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E vivrò nel passato, e freddamente
Guarderò i vizj e le virtù mie antiche....
Anche allor, rimembrando un’adorata
Sposa che mi tradia, tutta l’antica
Disperata ira sentirò nel petto,
Ed imprecando fuggirò col guardo
Verso il sepolcro, onde mie angosce asconda.
Ma non verrà quel dì. Verso il sepolcro
Mi precipita l’empia oggi; del mio
Vicin sepolcro già il pensier l’allegra;
Di calpestarlo essa godrà.... Seco altri
A calpestarlo verrà forse! —
Francesca. Oh cielo!
Dammi tu forza, ond’io risponda. — Io sorda
Allo voci d’onor?... Se Paolo amai,
Vil non era il mio foco. Italo prence,
Cavalier prode, altro ei per me non era.
Popoli e regi lo lodavan. Tua
Sposa io non era.... Ah, che favello? Giusto
È il tuo furor; dal petto mio non seppi
Scancellar mai quel primo amor! E il volli
Scancellar pur.... Con quell’arcano io morta
Sarei, se Paolo or non riedea, tel giuro.
Paolo. Misera donna!
Francesca. A lui solo perdona;
Non al mio amante, al fratel tuo perdona.
Lanciotto.Per Paolo preghi? Oh scellerata! Uscirne
Di queste mura ambi credete? Insieme
Di riunirvi concertaste. Al padre
Di rapirti fors’anco ei ti promise....
Paolo. Oh vil pensier!
Lanciotto.Io vil? — Partirà l’empia,
Sì, ma più te mai non vedrà. — Di guardie
Si circondi costui. Passo ei non muova
Fuor della reggia.
Paolo. Tanta ingiuria mai
Non soffrirò nel tetto mio paterno.[1]
- ↑ Vuol difendersi.