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SCENA ULTIMA.
ERODE, la Fanciulla e detta.
Erode.Nol previd’io? Che ti giovò?
Erodiade. Pel giuro,
Figlia, ch’Erode proferì, la testa
Di Giovanni gli chiedi.
La Fanciulla. Oh ciel!
Erodiade. L’impongo.
Erode.No!
La Fanciulla.[1] Pel tuo giuro, per calmar gli affanni
Della misera madre!...
Erodiade. Ed altro giuro
Io a te pronuncio. O a mia vendetta immoli
Questo profeta di terrori e obbrobri,
O alle continue trame onde sei cinto,
E ch’io sperdeva, alfin ti lascio. Indarno
Vivo non serbi l’impostor; dal fondo
Del carcer suo trarrallo un giorno il volgo,
Messia proclamerallo, e del superbo
Erode il trono crollerà.
Erode. S’uccida!— [2]
Donna, ah l’ultimo sia questo olocausto
All’ira tua! Di Sefora ti chieggo
Invïolati, in suo dolore, i giorni.
Ostaggio prezioso in altre mura
Io la terrò, nè sofferir più mai
L’aspetto suo non dovrai tu.
Erodiade. L’aspetto....
Di lei?... sempre lo soffro! — Erode.... alcuno
Dirtel non osa.... — Io l’ho svenata!
Erode. Oh detto!
Non fia, non fia!
Erodiade. Barzane a’ guardi tuoi,
Per cenno mio, l’esangue spoglia ascose.