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414 | tommaso moro. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie (Pellico).djvu{{padleft:419|3|0]]
Cromwell.[1] I numerosi
Figli tuoi ti ricorda. Il favor regio
Per te perdendo, i figli avvolgeresti
Nella sventura.[2] — Ancor non viene il reo?
Alfredo.Sai che lo sventurato, da’ cancelli
Del carcer suo, condurre a morte vide
Il vescovo a lui caro. E l’un seduto
Sovra il plaustro feral, l’altro alle negre
Sbarre aggrappato, affettuosa e maschia
D’addio parola s’alternàr. Ma quando
Si mosse il plaustro e scomparì, ed i feri
Tocchi dell’agonia risonò il bronzo,
Dalle abbrancate sbarre ambe le mani
Del rinchiuso si sciolsero, ed a terra
Svenuto cadde.
Cromwell. A sua prigion io scesi,
Or pochi instanti, e rinvenir da grave
Deliquio il vidi. Ma su me le ciglia
Non sì tosto affissò, sorse dal letto
Con vigoroso atteggiamento, e disse
Nel maligno suo orgoglio: «A gioir vieni
Di mia fralezza forse? Il corpo solo
Vedrai languir, cader vedrai lui solo.»
SCENA II.
Un Usciere e detti.
Usciere.Tommaso Moro.
I Giudici. Desso!
Cromwell. Eccolo.
Alfredo.[3] — Il passo
Lentamente ei trascina. A quella vista
Chi frenar può lo lacrime? Eccolo dunque
Il cancellier del regno! il più possente