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atto quarto. — sc. iii. | 419 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie (Pellico).djvu{{padleft:424|3|0]]
Tutti a virtude e tutti a Dio chiamati,
Ma al par di me fallibili, ma iniqui
Se a coscïenza mentono.
Cromwell. I tuoi sensi
Del re e del parlamento a vitupero
Meglio spiegasti in altro tempo.
Moro. Quando?
Cromwell.Volgono pochi giorni, a te movea
Riccardo Rich — or qui presente — e seco
Questi altri testimoni. Essi l’incarco
Avean dal re, per tuo maggior castigo,
Di ritorre al tuo carcere il conforto
De’ libri e delle carte. E con furore
Proruppe allora il tuo imprecar. — Riccardo,
Conferma tu il mio dir.
Un Testimonio. Tommaso Moro
Io compiangea; volev’indurlo a ossequio
Verso il clemente nostro re. S’accese
D’altissim’ira, ed empi il parlamento
E il re appellava; empi così, diss’egli,
Che omai gridano a Dio: «Tu non sei Dio!»
Moro.Alterate da te son mie parole.
Io sol dicea, che se gridare a Dio
Osasser «Non sei Dio!» la lor sentenza
Atta non fòra a struggere l’Eterno!
Il suddetto Testimonio.
Giuro che il parlamento ed il monarca
Empi chiamò, com’io vi dissi.
Cromwell. Gli altri
Testimoni pur giurino.
Altro Testimonio. Signore....
Attestare io vorrei.... ma giuramento
Prestar non posso....
Cromwell. Come? E voi?...[1]
Terzo Testimonio. Le carte
Ritiravamo al prigioniero e i libri,
Nè quai ben fosser gli sdegnati accenti
- ↑ Agli altri.