Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
420 | tommaso moro. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie (Pellico).djvu{{padleft:425|3|0]]
Dell’infelice ascoltavamo.
Quarto Testimonio. Io giuro
Come Riccardo.
Alfredo. (Oh scellerato!)
Moro. Io giuro
Che se l’accusa di costoro è vera,
Se alterate non fur dal vil Riccardo
Le mie parole, io mai veder la faccia
Non vo’ d’Iddio! — Sì orribil giuramento
Potuto uscir saria dalle mie labbra,
Nè ad acquistar pur l’universo intero?
Cromwell.I non ribelli intendimenti tuoi
Or prova adunque. Provali, in Arrigo
Riconoscendo....
Moro. I suoi diritti tutti
A fedeltà ed ossequio, ove non lesa
Religïon da crude leggi venga.
Cromwell.Il giuramento che ti chieggo, pensa
Quanti altri già prestar. Bada: solenne
A te, in nome del re, risposta estrema
Or qui dimando. Il presterai?
Moro. Nol presto!
Cromwell.[1]Giudici, allo scrutinio or si proceda.[2]
Alfredo.Ferma, Cromwello. Il fulmin si sospenda
Sovra quel capo intemerato.
Cromwell. Ardisci?
Alfredo.Sì, dichiarare ardisco il sentir mio.
Tommaso Moro alla credenza antica
Troppo aderisce, ma il suo intento è puro.
Incolpevoli fur tutti i suoi giorni.
E s’egli è ver, ch’agl’innocenti errori
Dell’intelletto uom dar non può castigo,
Mortal giammai degno non fu com’esso,
Che di tanto la legge or si rammenti.
Moro.Tu che in sì tristi giorni a me pur serbi
Una reliquia d’amistà (in tal loco
Ove, per odio alcuni, altri per tema,