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atto secondo. — sc. iii, iv. | 57 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie (Pellico).djvu{{padleft:62|3|0]]
Sorga colui.[1]
Teodoro.[2] La figlia mia! — No, questa
È un’infernale illusïon! da’ chiostri
La figlia mia non si scostava.... Ah, morte
Datemi, deh! che il vero io non discerna!
Eufemio.[3]Ella vacilla.... Oh| a lei mi guida. È dessa.
Mia Lodovica! ah! mi ravvisa: Eufemio
Son io; sempre t’amai, sempre....[4]
Teodoro.[5] — Mia figlia
In braccio a lui! fulmin non ha più il cielo.
Trafiggetemi; o almen lunge dall’empia
Vista, deh, mi traete.
Eufemio.[6] — Eccolo.[7]
Lodovica.[8] Oh padre!
Teodoro.[9]Ti maledico!
Lodovica. Ah no!
Teodoro.[10] Scostati.
Lodovica.[11] Io moro.
Eufemio.[12]Altrove quel crudel tigre si adduca.
SCENA IV.
EUFEMIO, LODOVICA, Saracini.
Eufemio.Ah ti conforta! a me un accento volgi,
Nè l’adorato tuo sguardo celarmi.
Perchè tremar? Di che paventi? Legge
- ↑ Accennando Teodoro che s'alza.
- ↑ Guardando verso la città.
- ↑ Come sopra, sostenuto da Almanzor, e protendendo le braccia verso la parte donde viene Lodovica.
- ↑ Corre ansando verso lei.
- ↑ Dopo un breve silenzio esclama.
- ↑ Ritorna portando quasi in sue braccia Lodovica. Ella è nel massimo abbattimento.
- ↑ Accennando a lei Teodoro.
- ↑ Per gettarsi nelle braccia di Teodoro.
- ↑ Con voce spaventevole.
- ↑ La respinge con violenza.
- ↑ Cadendo a terra.
- ↑ Soccorrendo Lodovica.