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atto terzo. — sc. ii. | 59 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie (Pellico).djvu{{padleft:64|3|0]]
Teodoro. Che brama
Or costei? D’un acciar perchè non m’armi,
Onnipossente Iddio? Dall’ignominia
Trarla.... E in tempo sarei? Fuggimi; trema.
Lodovica.Ah genitor!
Teodoro. Ti maledissi: figlia
Più non mi sei. T’arretra: indegno pianto
È quel; m’accerta ei di tua infamia. Sposa
D’un Saracin, d’un rinnegato! A Dio
Già ribelle sei tu: disonorata
È la vecchiaja mia.
Lodovica. Dalle tue piante
Forza non v’ha che mi divelga. Uccidi
La figlia tua; non dispregiarla: ajuto,
Pietà merto.
Teodoro.[1] Pietà? Raggio vi fóra
Di speme ancor? Dessa innocente? Ah sorgi!
Creder mi lascia a tua innocenza; inganna
Gli ultimi istanti di mia vita: un’empia
Non è, non è che sul mio core io stringo;
È la diletta figlia mia.
Lodovica. Non posso....
I singhiozzi frenar....
Teodoro. Te i cittadini
Dalle mura espellean, vittima ignara
Di sì orrendo misfatto. Oh scellerati!
Piombi su voi l’imprecar mio. Deh, narra.
Strappata a forza dall’altar?
Lodovica. No.... ascolta.
Securi siam?
Teodoro. Quai mister chiudi?
Lodovica. Atroci!
Mesto un fragor di concitati bronzi
Pria dell’alba sorgea gli ermi silenzi
Nostri a turbar: d’alto spavento ingombre
Tutte accorrean le vergini all’altare,
Ove uno stuol di sacerdoti il nunzio
- ↑ Commovendosi.