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atto terzo. — sc. ii. | 63 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie (Pellico).djvu{{padleft:68|3|0]]
Non ha, non ha questo vil cor.... Quel ferro,
Sì; tu m’intendi....[1] Ah, ti sien grazie! O padre,
Pietoso sei! Che?... Non ardisci?
Teodoro. Iniqua!
Tu piangi? e a pianger mi costringi! Ai figli
Più agevol fia: prendi l’acciar; la vista
D’acerbo riprensor togliti. Il cocchio
Sul cadaver paterno una romana,
Esempio illustre, alla femminea prole,
Guidava; e intrisa dalle infrante membra
Giungea più grata al caro drudo in seno.
Lodovica. Oh raccapriccio! Odimi, deh!... Qual riso
Feroce schiudi? Ah! tu vacilli, padre;
Fuor di te sei!
Teodoro. Del genitor sull’ossa....
Fra le ruine di sua patria.... assisa
Eccola in braccio al reprobo!.... Ma brevi
Son lo tue gioje, o sciagurata: il trono
Empio già scroscia: sotterranea fiamma
La parricida coppia divorò!
Lodovica. Oh tremende parole! Obbedïente
Mirami, o padre.
Teodoro. Ove son io? Turbato
Di questo dì gli eventi hanno il mio senno.
No, nol dicesti: il traditor non ami;
Fida a tuoi voti....
Lodovica. Si, padre.
Teodoro. Messina
Redimerai? Questo pugnal....
Lodovica.[2] M’assista
L’onnipossente Iddio.
Teodoro. Libero io sono
Mercè il tuo qui venir: compi il grand’atto,
Vanne. Io ritorno alla città, m’affretto
Quante son le nostr’armi a raccór tutte,
Con esse irrompo sovra i Mori: bada