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68 eufemio di messina.

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Lodovica. Dove son? Non resisto ... Ah si, ci unisca
La inevitabil folgore del cielo!
Eufemio. Tu m’ami?
Lodovica.                         Sì.
Eufemio.                              Mia dunque....
Lodovica.                                                            Si, t’adoro.[1]
Cielo! fuggiam.
Eufemio.                                        Che dici?
Almanzor.                                                            All’armi! all’armi!
Piomba la cittadina oste nel campo.
Tutti i Saracini.
All’armi! all’armi!
Eufemio.[2]                                                  Oh inopinato assalto!
Soliman, Bajazette, alle mie navi
La sultana si tragga.[3]
Lodovica.                                                  Eufemio, arresta.
Svenarlo.... si.... lasciatemi.... Tradito
Ho il genitor, le patrie mura, e Iddio.[4]


ATTO QUARTO

Notte. Si vede in lontananza Messina consumata dalle fiamme. Il luogo della scena è tutto orrido di guerrieri uccisi e d’armi infrante.


SCENA UNICA.

LODOVICA errante per il campo.

Dovo m’aggiro? Me fuggir non posso,
I miei rimorsi, la rovente spada
D’un angiolo infernal che mi persegue....
Ed ahi! m’afferra.... e mi trafigge.... e unita
All’ingombro terren lascia quest’alma
Per più orrendo martire, onde i miei sensi

  1. Si ode un tumulto d’armi.
  2. Nel massimo turbamento.
  3. Si scaglia co' suoi soldati a combattere.
  4. È trasportata via.
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