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atto quarto. — sc. unica 71

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Appena avea quel traditor.... concordi
Rimbombavan per l’aer queste parole:
«Spento è il novo Oloferne. Eufemio è spento.»
A si grato clamor tutta l’antica
Giovanil forza ravvivò il mio braccio;
Di Saracini immensa strage io fea,
Ma breve; orrendo sulla fronte un colpo
L’elmo spezzò.... qui tramortii. Ma i sensi
Già ripiglio; dov’è, dov’è la spada?
Son re; morir voglio pugnando.[1] Il ciglio
Chiuso mi tien l’ampia ferita; in campo
Guidami tu, fido mortal. Ma il suono
Dell’armi... oh, più non sento; in fuga tutta
N’andò già l’oste? Libera è la terra
Degli illustri miei padri? Oh gioja!... Il trono,
Il trono illeso.... ah, nol vedrò.... toccarlo
Dato mi sia, perir sovr’esso almeno.[2]
Ohimè!... soverchia gioia entro l’esangue
Cor prorompea.... mancar mi sento....
Lodovica.[3]                                                                      Assiso
Qui, deh, ripiglia alcun vigor. Me lassa!
Svenuto egli è! Padre, adorato padre....
Che fo? Temer, temer degg’io ch’ei torni
A nuova vita, e me discopra; ei pago
Muor, che la patria e il trono suo redenti
Crede, e me figlia di lui degna. Al cielo
Vola il suo spirto di me in cerca.... oh annunzio
Che fin nel regno dell’eterna pace
Immenso duol gli recherà! Si fugga;
Egli rinvien; la mia perfidia ignori.
Scevro d’aita ei morrà certo; illuso
Muoja.... Oh barbarie! a moribondo padre
Nega aita una figlia? oh come a tutti
Delitti è strada un sol delitto!

  1. Cerca a tentone la spada, Lodovica gliela porge: ajutato allora dalla figlia, e puntando il ferro al suolo, ei si alza vacillando.
  2. Vacilla.
  3. Lo fa sedere sopra un masso.
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