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82 eufemio di messina.

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Di Maometto il rio culto rinego,
Abbominevol culto!
Un Saracino.                                             Udiste? Oh infami
Detti!
Tutti i Saracini.          S’uccida!
Almanzor.                                   Olà!
I Saracini.[1]                                             S’uccida!
Almanzor.[2]                                                            A costo
Il salverò de’ giorni miei.[3] Sottratti.
Lo sciagurato abbandoniam.[4] Venite
Meco alle navi: in nome io del Profeta
Ve l’impongo, seguitemi.[5] Al tuo fianco
Fra breve riedo, ove lontano ruggia
Il furor delle schiere.[6]


SCENA III.

EUFEMIO solo.

                                                            Oh generoso!
Dianzi io regnava su quei forti.... Un’ora,
Un instante crollata ha la potenza
Del semidio che misurar col guardo
Devastator già i sommi troni osava!
Un sogno fu la mia grandezza: ogn’uomo
Schernirmi può, dirmisi egual.... A Eufemio
Alcun vivente dirsi egual?... cagione
Bastevol fòra ond’io viver disdegni.
La spada mia!... Che? vilipeso? ah! degna
Morte si cerchi nelle guerre ancora.

  1. Tumultuando più forte.
  2. Rotando coraggiosamente la scimitarra contro i guerrieri, gli allontana.
  3. Essendosi scostate le turbe, Almanzor ritorna verso Eufemio, e lo spinge distante da esse.
  4. Ai Saracini.
  5. Ad Eufemio.
  6. Parte co’ guerrieri.
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