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84 eufemio di messina.

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SCENA IV.

LODOVICA scapigliata, fuori di sè, comparisce in fondo alla scena col pugnale brandito, e vede EUFEMIO nell'atto che egli, curvandosi vicino a TEODORO, cerca una spada.

Lodovica.[1]                                                  Eufemio? Ah, insulta
Al cadaver paterno! O iniquo, muori.[2]
Eufemio. Tu, Lodovica, e puoi? Ma giusta ammenda
È questa. Oh, ti riveggio; a te sien grazie!
Dolce m’è da tua mano.... anco la morte.[3]
Lodovica.... perdona. Ohimè! non odi!
Fuor di te sei?... tu inorridisci....
Lodovica.[4]                                                            Il padre!
O Eufemio, il padre!
Eufemio.                                             Egli ten fea comando?
Sacro comando ei feati. Io per la mano
Muoio di chi adorai.... come Dio solo
Adorato esser dee![5] Fuggimi: io sono
Di mia fraterna gente il parricida:
Un infame son io. Che sento? ah, fuggi!
D’Almanzor che ritorna odo la voce.....


SCENA ULTIMA.

ALMANZOR, e detti.

Almanzor.[6]Misero amico! Allontanata ho l’ira
De'musulmani brandi: ove sei?
Eufemio.                                                                 Vieni....
Almanzor.[7]Che veggio?
Eufemio.                              Accogli il mio sospiro estremo.

  1. Fermandosi in fondo.
  2. Lo ferisce, indi retrocede con grande spavento, e resta quasi impietrita simile ad una Niobe.
  3. Vacillando le si avvicina.
  4. Vorrebbe, ma non può parlare: finalmente le escono le seguenti grida con voce di terrore.
  5. Cade, e Lodovica fa un passo verso lui.
  6. Dal fondo della scena chiamando.
  7. Accorrendo a lui.
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