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atto quinto. — sc. ultima. 85

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Almanzor.Oh sciagura! Chi osò? Tu stesso....
Eufemio.                                                                      Iddio
Mi colpì! non biasmarlo.
Almanzor.                                                       E costei?...
Eufemio.                                                                      Lassa!
Vedi lo stato orribil suo: di lei
Pietà prendi, ten supplico: a’suoi’ detti,
Checchè dal labbro il dolore le strappi,
Non creder, no. Tu piangi?... Oh fido petto!
Ultima d’amistà.... prova mi dona.
Almanzor.Si.
Eufemio.     Questa derelitta in qualche albergo
Di cristiani ricovra, onde a solingo
Chiostro ritorni.... O Lodovica, il cielo,
Con penitenti lagrime tu forse
Schiudermi puoi! Giura, Almanzor, che vana
Prece.... non fo.... morendo....
Almanzor.                                                            Eufemio, il giuro!
Oh cielo! ei muore. Lodovica....
Lodovica.[1]                                                                      Io sono,
Io che l’uccisi!
Almanzor.                                             ... Ah, non s’ascolti: e il cenno
Dell’infelice eroe tosto s’adempia:
Quindi le saracine armi da questo
Malaugurato suol traggansi lunge![2]

  1. Stata quasi sempre immobile si scuote.
  2. Nell’atto che conduce via Lodovica, si cala il sipario.
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