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xvi prefazione

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie di Eschilo (Romagnoli) I.djvu{{padleft:15|3|0]]guidare il passo dei coreuti. Se però l’entrata era movimento rapido e concitato, gli anapesti potevano essere sostituiti da ritmi trocaici o giambici (6/8 in battere e 6/8 in levare). Poi, in genere, il ritmo seguiva docilmente e si mutava secondo le vicende dell’azione. A questo principio, i poeti greci ubbidivano tanto, da giungere a formular norme teoriche.

Per fortuna tutti i ritmi schietti ed omogenei si possono trasportare integralmente da lingua a lingua. I dubbî sollevati con insistenza, provano soltanto la minor lucidità di chi li esprime.

Altro é invece il problema per i miscugli di ritmi, ossia per gran parte dei gruppi strofici degli stàsimi. Qui non abbiamo più membri ritmici integri. bensí pieni di lacune, riempiute una volta dalle note musicali, e delle quali non sempre — sebbene spesso — possiamo determinare la durata[1]. Un calco di questi monconi non potrebbe riuscire che un mostricino. Ricostruire, al lume di principî ritmici generali, lo schema originario, sarebbe possibile. Ma questo schema sarebbe melico e poetico, e non suscettibile di offrire un giusto fulcro ai vocaboli.

D’altra parte, esiste un verso italiano, che, al pari delle strofe meliche greche, comporta la piú varia mescolanza di ritmi: esiste l’endecasillabo. Questo, variamente combinato coi suoi sottomultipli, il settenario e il quinario, o, secondo la varia opportunità, con ritmi d’altra famiglia, rimane sempre, mi sembra, il migliore strumento per rendere la molteplicità ritmica dei cori.

  1. Vedi la prefazione al mio Pindaro, Odi e frammenti tradotti (Firenze, Olschki), pag. XXVI sg.
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