< Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) III.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
154 SOFOCLE 702-721

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie di Sofocle (Romagnoli) III.djvu{{padleft:157|3|0]]


Strofe II
Ei che in tutto perduto alla patria
credevamo, errabondo sul mare,
da dodici mesi
ignaro di tutto; e la misera
consorte, nel gramo suo cuore,
sciogliendosi in lagrime,
ognor si struggeva.
Invece, da un estro di furia
guerresca ora punto, distrutti
ha Marte i suoi giorni d’angoscia.

Antistrofe II
Deh giungesse, giungesse! Il battello
che fra noi lo conduce, i molteplici
suoi remi non freni,
sin ch’egli, lasciato l’altare
dell’isola, ove ora sacrifica,
a quello che narrano, torni
a questa città.
Di lí giunga folle d’amore,
da Suada15 perfuso, domato,
com’ebbe predetto il Centauro.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.