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i brindisi. 171

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E per ultima prova, il luogo eletto
  Onde servire a Dio di ricettacolo,
  Se dall’ebraico popolo fu detto
  Arca, Santo dei Santi e Tabernacolo,
  I cristiani lo chiamano Ciborio,
  Con vocabolo preso in refettorio.

Lascerò stare esempi e citazioni,
  E cosa vi dirò da pochi intesa,
  Da consolar di molto i briaconi;
  È tanto vero che la Madre Chiesa
  Tiene il sugo dell’uva in grande onore,
  Che si chiama la vigna del Signore.

Dunque destino par di noi credenti
  Nel padre, in quel di mezzo e nel figliuolo,
  Di bere e di mangiare a due palmenti,
  E tener su i ginocchi il tovagliolo;
  E se questa vi pare un’eresia,
  Lasciatemela dire e così sia.

Allegri, amici: il muso lungo un palmo
  Tenga il minchion che soffre d’itterizia;
  Noi siamo sani, e David in un salmo
  Dice Servite Domino in lætitia;
  Sì, facciam buona tavola e buon viso,
  E anderemo ridendo in Paradiso.[1]


L’Abate era stato interrotto cento volte da risa sgangherate; ma alla chiusa, l’uditorio andò in visibilio, e ricolmati i bicchieri, urlò

  1. Ecco le brutte facezie che hanno avuto voga per tanto tempo, lusingando l’ozio e la scempiataggine. L’autore, a costo di macchiare il suo libro, ha voluto darne un saggio per mettere alla berlina questi abusi dell’ingegno. Confessa d’esservisi indotto anco per una certa vanità, sperando che il modo di scherzare tenuto da lui, acquisti grazia dal paragone.
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