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174 i brindisi.

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A questa scappata, il padrone che da un pezzo si scontorceva sulla seggiola come se avesse i dolori di corpo, fatto alla meglio un po’ di viso franco, disse con un risolino stiracchiato: se non rincrescesse al poeta, potremmo passare nelle altre stanze a bevere il caffè, e là udire la fine del suo brindisi. Tutti si alzarono issofatto, andarono, fu preso il caffè, e nessuno fece più una parola del brindisi rimasto in asso. Ma il poeta che stava in orecchi, udì due in disparte che si dicevano tra loro: che credete che il brindisi fosse bell’e fatto, come ha voluto darci ad intendere? quello è stato un ripiego trovato lì per lì, per suonarla al padrone di casa e a noi. — Che impertinenti che si trovano al mondo! rispondeva quell’altro; a lasciarlo dire, chi sa dove andava a cascare! — Chi fosse curioso di sapere la fine che doveva avere il brindisi, eccola tale e quale:


E strugger puoi, crocifero babbeo,
  L’asse paterno sul paterno foco,
  Per poi briaco preferire il coco
  A Galileo;

E bestemmiar sull’arti, e di Mercato
  Maledicendo il Porco[1] e chi lo fece,
  Desiderar che ve ne fosse invece
  Uno salato?

D’asinità siffatte, anima sciocca,
  T’assolve la virtù del refettorio:
  Ciancia se vuoi; ma sciolta all’uditorio
  Lascia la bocca.

Se parli a tal che l’anima baratta
  Col vario acciottolío delle scodelle,
  In grazia degl’intingoli la pelle
  Ti resta intatta.

  1. Il Porco di bronzo che si vede davanti alle logge di Mercato Nuovo in Firenze.
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