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al medico carlo ghinozzi. 259

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  Del partorir le doglie
  Ti fan più caro il nome
  E di Madre e di Moglie?

Bello, in pro del soffrente
  Corpo, annebbiar la mente!
  E quasi inutil cosa,
  Nella mortale argilla
  Sopire inoperosa
  La divina scintilla!

Ma, dall’atto vitale,
  La parte spiritale
  Rimarrà senza danno
  Nello spasimo, assente?
  Forse i Chimici sanno
  Dell’esser la sorgente?

Sanno come si volve
  Nell’animata polve
  La sostanza dell’Io?
  E la vita e la morte,
  Segreti alti d’Iddio,
  Soggiacciono alle Storte?

Amico, io non m’impenno,
  Poeta inquisitore,[1]
  Se benefico senno,
  Guidato dall’amore,
  Rimuove utili veri
  Dall’ombra de’ misteri;

  1. Qui, nel calore del comporre, mi venne fatto senza addarmene di capovolgere le due ultime strofe e non so rimediarle. Mi sia perdonato, purchè il senso comune non sia andato anch’esso a capo all’ingiù.
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