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buon viaggio, da uno di questi pesci. Io l’ò letto, e mi sono contentato di stringermi nelle spalle, senza rompermi il capo a pensare qual principio naturale, e di fatto potesse aver avuto un’opinione così generalmente ricevuta, che anche un uomo di spirito, come per certo era Plinio, ne parlava asseverantemente[1]. Il caso me lo fece scoprire. Noi facevamo vela fra la Vrullia ed Almissa portati da un vento fresco, ed uguale dopo il mezzogiorno. Tutti i marinaj stavano in riposo, ’l solo timoniere vegliava in silenzio alla direzione della barca; quando all’improvviso lo udimmo chiamare ad alta voce uno de’ compagni, e comandargli, che venisse ad uccidere la Paklara. Trovavasi meco il nostro dotto Amico Signor Giulio Bajamonti; egli sospettò di che si trattava, e chiese di vedere il pesce, cui ’l nostro timoniere volea morto: ma il pesce se n’era fuggito. Interrogato il timoniere, uomo assai ragionevole, e pescatore di professione, del perchè voleva che fosse uccisa la paklara, e che male gli avea fatto, egli rispose con positivissima asseveranza „che la paklara usava di prendere il ti-
- ↑ Ruant venti licet, & sæviant procellæ (echeneis) imperat furori, viresque tantas compescit, & cogit stare navigia . . . Fertur Actiaco Marte tenuisse prætoriam navim Antonii properantis circumire, & exhortari suos, donec transiret in aliam. Ideoque & Cæsariana classis impetu maiore protinus venit. Tenuit et nostra memoria Caii principis ab Astura Antium remigantis . . . . Nec longa fuit illius moræ admiratio, statim caussa intellecta, quum e tota classe quinqueremis sola non proficeret. Exilientibus protinus qui id quærerent circa navim invenerunt adhærentem gubernaculo, ostenderuntque Cajo indignanti hoc fuisse quod se revocaret quadringentorumque remigum obsequio contra se intercederet . . . . Qui tunc, posteaque videre eum limaci magnæ similem esse dicunt . . . . E nostris quidam Latinis Remoram appellavere eum. C. Plin. Sec. Nat. Hist. I. XXXII. C. I.