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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Vincenzo Bellini (Calcedonio Reina).djvu{{padleft:18|3|0]]lodarmi; quando poi avrà ricevuto i Giornali li divulghi, e se è possibile li facci inserire nel Giornale di Palermo. Mio caro zio, rallegri con questa felicissima nuova i miei amati genitori, il nonno e i parenti, e dica a tutti che la mia fama è giunta alle stelle con questa nuova opera, e spero innalzarla ancora al di là coi miei indefessi studi..... Affezionato nipote — Vincenzo. (Milano, 16 febbraio 1829)»[1].

Commossa di gioia e di orgoglio la Patria gli decretava una medaglia d’oro, che da un lato mostra la effigie del giovine, circondata dalle parole: «Vine: Bellini: Catanensis: Musicae: Artis: Decus», dall’altro, Minerva recante in mano la corona della gloria, e nell’altra le armi della guerra; e intorno il motto: Meritis: Quaesitam: Patria.


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Quantunque stanco da’ lunghi studî, ma forte di volontà, scrisse la Zaira, pel teatro ducale di

  1. Questa lettera inedita si conserva dalla famiglia Reina.
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